Cappella per tutte le religioni in ospedale, si infiamma la polemica

Una nuova proposta: "Apriamola 24 ore su 24" di Cristina Degliesposti

Imola (Bologna), il vescovo in ospedale (Foto Isolapress)

Imola (Bologna), il vescovo in ospedale (Foto Isolapress)

Imola (Bologna), 4 luglio 2014 - La richiesta è stata avanzata da un lettore: convertire la cappella cattolica dell’ospedale nuovo a cappella multireligiosa. E in città è già polemica. Da un lato il coro dei contrari: Forza Italia, con il suo capogruppo consiliare Simone Carapia e Francesco Grandi per l’associazione ‘Figli spirituali e amici di padre Luigi’. Dall’altro, Roberto Vuilleumier, referente imolese dell’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti che etichetta la proposta come «un segno di civiltà».

Ma in questo botta e risposta, dall’associazione di Francesco Grandi si leva una proposta diretta all’Ausl e al vescovo Tommaso Ghirelli, ossia far diventare la cappella un luogo di adorazione permanente, l’unico luogo in città aperto 24 ore su 24 per la preghiera.

«Quella cappella è consacrata secondo il rito cattolico — dice Grandi —, quindi la proposta, o provocazione non so, del lettore è irricevibile. Quel signore provi ad andare a dire messa in una moschea e mi dica se gli viene concesso. Trovo sia più rispettoso della nostra storia trovare uno spazio per ciascun credo religioso».

Grandi rilancia: «Nell’ultimo direttivo della nostra associazione è stato richiesto un luogo per l’adorazione perpetua — spiega —. In altre città le diocesi si sono accordate che una chiesa rimanga aperta 24 ore su 24, perché chiunque possa trovare conforto spirituale a qualsiasi ora del giorno e della notte. Da noi non c’è questa possibilità. Perché non pensarlo proprio nella cappella dell’ospedale nuovo, luogo di sofferenza ma anche il più fruibile, per orari di apertura, al pubblico?».

«Non si può pensare di ‘convertire’ a piacimento la cappella come proposto sulla stampa — sentenzia Carapia —. Innanzitutto la si fa troppo facile nel pensare che si possa adibire la cappella a un uso multireligioso facendone semplicemente una questione di costi che sarebbero irrisori, perché non tiene conto della sacralità dei simboli religiosi in essa contenuti. Inoltre, cosa facciamo, prendiamo le prenotazioni con il numerino? Bisogna darci un taglio con questa esasperazione di garantismo».

Ben differente invece la posizione dello Uaar. Per Vuilleumier, che annuncia la volontà di presentare una formale richiesta all’Ausl per la cappella multireligiosa, «è privo di senso e irrispettoso e un attacco allo Stato laico semmai che i soldi pubblici vengano impegnati per mantenere una cappella di un’esclusiva religione. Di cappelle la Chiesa Cattolica ne può costruire, se conviene visto il calo di fedeli, fuori dai luoghi pubblici. Prima o poi deve adeguarsi al fatto che esistono altri pensieri anche non confessionali che hanno tutto il diritto di avere un luogo non esclusivo ma condiviso dove raccogliersi in un momento di dolore».

Cristina Degliesposti