Ausl, interventi in calo. "Mancano i medici anestesisti"

Nei primi 8 mesi del 2016 -33 % in Chirurgia, "ma la diminuzione è compensata dall’attività della Breast unit"

Medici in sala operatoria (foto di repertorio)

Medici in sala operatoria (foto di repertorio)

Imola, 21 ottobre 2016–Il calo dell’attività nelle sale operatorie imolesi? Non è colpa delle tensioni all’interno del reparto di Chirurgia, ma della «carenza di personale medico anestesista». È la risposta che arriva dall’Ausl ai dati, appunto in flessione, relativi agli interventi compiuti dai medici dell’Azienda sanitaria imolese nel corso dei primi otto mesi del 2016 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Invitando a considerare in maniera unitaria la Chirurgia e la ‘Breast unit’ («Garantiscono un’offerta integrata»), e quindi a circoscrivere la diminuzione degli interventi al 6% (la differenza tra il calo del 33% della Chirurgia e i numeri in attivo dell’Unità senologica), l’Ausl allarga poi la questione.

«Nel confronto tra il 2013 e il 2015, contrassegnato da differenti modalità organizzative, si nota un aumento di attività del 3,6% – osservano dal Santa Maria della Scaletta –, un calo di mobilità passiva (cittadini ricoverati in altri ospedali) del 2% circa, pari a circa 150mila euro di ‘risparmio’, e un aumento di mobilità attiva del 3,17% , circa 63mila euro di beneficio». Quanto alla diminuzione degli interventi chirurgici di quest’anno, in assoluto 44 casi («È un confronto tra il parziale e quindi potrebbe subire modifiche sui 12 mesi», ricordano dall’Ausl), questo è legato «alla riduzione di sedute operatorie causata dalla contingente carenza di personale medico anestesista che si è avuta nel corso di quest’anno», replica l’Azienda. Si parla, in sostanza, di professionisti andati in pensione e non rimpiazzati.

Per quanto riguarda la casistica, invece, «si rileva un positivo aumento della complessità dei casi trattati e un calo dei casi non appropriati», aggiungono dal Santa Maria della Scaletta, che prendendo in esame «l’intera attività delle chirurgie generali aziendali in tutti i regimi (ordinario, day surgery e ambulatoriale)» evidenzia addirittura «una sostanziale stabilità dei volumi (+ 0,8%)». Infine, dall’Ausl, anche un commento sui ricoveri, pure quelli in calo complessivamente del 3,2%. Detto che la riduzione degli ingressi è da circoscrivere al 4,2% (e non il 12,2%) per il dipartimento chirurgico e del 4% (non del 7%) per quello medico, «l’ospedalizzazione deve essere fatta solo quando necessario», premettono dall’Azienda. Quindi il calo del 3,2% dei ricoveri in degenza ordinaria, associato alla riduzione del 3% della mobilità passiva, «racconta un andamento di maggiore appropriatezza».

In tal senso, «i ricoveri di un giorno (ossia di ‘un giorno ed una notte’) sono poi veri e propri indicatori di non appropriatezza – ricostruiscono dall’Ausl –, per cui il calo del 14% è un dato positivo». In generale, comunque, «il ricovero ordinario dovrà diminuire sempre più, anche grazie all’innovazione tecnica e tecnologica, a favore del regime ambulatoriale – concludono dall’Azienda – o di day hospital/day surgery (con paziente dimesso in giornata)».