Imola, parole di solidarietà e pace alla commemorazione dell'11 settembre

Il vicesindaco Roberto Visani: "Riaffermare i valori di democrazia, libertà, pace e fraternità alla base della convivenza civile"

Le autorità nel parco intitolato alle vittime dell’11 settembre (Foto IsolaPress)

Le autorità nel parco intitolato alle vittime dell’11 settembre (Foto IsolaPress)

Imola, 11 settembre 2016 - Grande emozione ieri mattina nel parco pubblico ‘Vittime dell’11 Settembre’ (via Zambianchi), la cerimonia di commemorazione delle vittime dell’attentato alle Torri Gemelle del 2001. Dopo gli interventi del vicesindaco Roberto Visani, di Mohamed Sabir, presidente della Casa della Cultura Islamica di Imola, e di don Emilio Moretti, parroco di San Cassiano, è stata deposta una corona alla lapide che ricorda le vittime.

"Siamo qui anche per riaffermare i valori di democrazia, libertà, pace e fraternità che sono alla base della convivenza civile – ha detto Visani –. L’11 settembre del 2001 rappresenta una data che ha cambiato le relazioni fra i popoli e i nuovi attentati terroristici di questi anni e mesi recenti hanno cambiato la quotidianità del nostro vivere, perché la crudeltà di questi nuovi attacchi terroristici colpisce nella normalità della vita quotidiana. Si tratta di una forma di terrorismo più difficile da controllare e contrastare e di fronte alla sua escalation dobbiamo chiedere ai grandi stati di sedersi attorno ad un tavolo e fare tutti gli sforzi possibili per togliere l’acqua nella quale nuota questo terrorismo".

Richiamando le parole di papa Francesco di condanna di chi usa il nome della religione per compiere atti terroristici, Visani ha concluso sottolineando "l’importanza della scuola che educhi alla convivenza ed alla conoscenza per sconfiggere i pregiudizi e la paura".

Nel suo intervento, Sabir ha invece ribadito come il terrorismo si combatta «soprattutto con l’educazione, la cultura e la giustizia sociale, con la semina della speranza e la solidarietà verso i disperati in tutto il mondo». Questo perché, ha proseguito, «l’essere umano è ormai soltanto una macchina da consumo». E questo "è un sistema ingiusto al quale bisogna dire basta e lavorare invece per un sistema equo dove la dignità e la libertà della persona devono prevalere2.

Da parte sua, don Moretti ha fatto appello affinché "tutti siano costruttori di pace e non solo pronti a desiderarla e goderla. Per costruire la pace -  ha concluso il sacerdote  - occorre educare anche il cuore, oltre alla ragione, ad allargarsi ed aprire i propri orizzonti all’accoglienza e al perdono. Un cuore che abbia in sé un poco di pace per donarla anche agli altri".