Imola, per gli esami medici la Uil denuncia il balzello dei 5 euro

Una svista della Regione. "Il cittadino spende una cifra superiore al costo della prestazione"

Un prelievo di sangue

Un prelievo di sangue

Imola, 6 marzo 2017 - «Escamotage regionale per abbattere le liste d’attesa o svista colossale?». Se lo chiede, facendo evidentemente ricorso a una certa dose di ironia, il coordinatore locale della Uil, Giuseppe Rago, a proposito di alcune anomalie che si stanno riscontrando negli ultimi tempi in materia di prenotazioni per accedere alle prestazioni del servizio sanitario pubblico. E in particolare a quanto accade a seguito dell’addebito di cinque euro a ogni prescrizione medica erogata, così come previsto dalla normativa regionale.

Nei fatti, l’ultima segnalazione tra le tante arrivate in queste settimane al sindacato di via Fratelli Bandiera «porta la spesa del cittadino a un totale superiore al costo della prestazione erogata», denuncia Rago. Il caso è quello di un imolese che si è sottoposto agli esami del sangue per la tiroide: hanno un costo di prestazione pari a 39.45 euro, che con il ticket relativo alla fascia di reddito di appartenenza (in questo caso la seconda) scende a 36.15 euro. Il problema nasce nel momento del pagamento complessivo, laddove con l’applicazione del costo fisso per la prestazione (i famosi cinque euro di cui sopra), il totale che l’utente sostiene è pari a 41.15 euro. Vale a dire oltre il costo massimo della prestazione stessa.

«Sembra quasi un invito a rivolgersi a una struttura privata – fa notare il coordinatore locale della Uil –, dove il costo massimo sarebbe stato pari a quello della sola prestazione e si sarebbero avuti tempi di attesa nettamente inferiori». Ecco perché, «se la soluzione per fare traslare prestazioni dal pubblico al privato è questo basta che la Regione lo dichiari apertamente – è la stilettata velenosa di Rago – e ne prenderemo atto».

Al di là delle provocazioni, probabilmente – come del resto ricostruito dagli stessi vertici della Uil imolese – la risposta sta tutta in una «colossale svista» nel sistema di gestione del tetto massimo di pagamento del ticket prestazionale. Un sistema al quale il programma informatico di gestione non «applica un blocco che non faccia sforare il pagamento oltre il costo massimo della prestazione stessa», fa notare Rago. Così, proprio quando l’eco degli allungamenti dei tempi di attesa che si sono verificati in seguito all’entrata in vigore del laboratorio unico metropolitano sembra essersi definitivamente spento, il sindacalista conclude con un appello all’Azienda sanitaria locale.

«Chiediamo all’Ausl di Imola di segnalare alla Regione e risolvere tale anomalia al più presto – è l’invito di Rago –. Nel frattempo la sanità privata ringrazia per il procacciamento di clientela».