Ekso, l’esoscheletro per tornare a camminare

I primi risultati dell’esperimento a Montecatone

L’esoscheletro in funzione

L’esoscheletro in funzione

Imola, 14 giugno 2017 – Si scrive Ekso, si legge esoscheletro robotizzato. È uno strumento per la riabilitazione del cammino nel paziente mieloleso. Il dispositivo – in tutta Italia sono dodici i centri dotati di tale strumentazione – era stato acquisito nel 2015 dall’Istituto Montecatone, che aveva avviato uno studio per la valutazione dell’efficacia di questa nuova tecnologia in campo riabilitativo. E, a distanza di due anni, l’ospedale imolese ne mostra i risultati. I pazienti trattati sono stati 74 (di cui trentaquattro in sperimentazione), con un’età media di 44 anni. A seconda del percorso riabilitativo, il numero delle sedute varia dalle due alle tre settimanali, ognuna delle quali della durata di 30-40 minuti.

In 24 mesi sono state fatte 1.400 sedute. «L’esoscheletro è in grado di riprodurre il cammino fisiologico – spiega Jacopo Bonavita, primario dell’unità spinale di Montecatone –. Abbiamo appositamente scelto di acquisire lo strumento come esclusivamente riabilitativo, quindi non sostitutivo della carrozzina, ancora estremamente competitiva nella quotidianità».

Di fatto, «abbiamo proposto l’Ekso a pazienti con un ‘progetto cammino’, e questo ci ha aiutato a velocizzare il percorso, in quanto man mano che il paziente lo utilizza ha una progressione nella riabilitazione», evidenzia Claudio Nalon, fisioterapista. L’Ekso, dispositivo altamente sofisticato che si aggiunge alle tecniche convenzionali, può essere indossato dai pazienti con lesione incompleta del midollo spinale. Il robot consente la riabilitazione di più articolazioni contemporaneamente, per cui permette l’esecuzione di un’attività funzionale completa.

In pratica, dà la possibilità di stare in posizione eretta e compiere una serie di passi, appoggiandosi con le braccia a un deambulatore. Il tutto rigorosamente sotto la supervisione medica, mentre la programmazione avviene attraverso un software particolare, in quanto le gambe sono governate da motori a batteria.

«Obiettivo dello studio – aggiunge la dottoressa Enrica Bonatti – era descrivere le risposte al training locomotorio robotizzato con l’esoscheletro attraverso la somministrazione di test.

I risultati dimostrano che l’esoscheletro permette una precoce possibilità riabilitativa per chi può recuperare un cammino parziale». E, aspetto non indifferente, «si è riscontrato che la soddisfazione dell’utenza rappresenta un forte incentivo motivazionale in vista del recupero delle funzioni perdute». L’intento di Montecatone è proseguire questa esperienza aumentando la tipologia di pazienti che possono usufruire di tale dispositivo, acquisito tramite la formula del noleggio (cinquantamila euro ogni anno).

«Visto che si tratta di una tecnologia in rapida evoluzione – fa sapere il presidente Augusto Cavina –, dobbiamo decidere se continuare con il noleggio o riscattare il dispositivo attraverso una somma di sessantamila euro».