Uccisi due arieti e una pecora, il lupo è tornato a due passi da Imola

L’allevatore Andrea Gentilini: "Siamo assediati, è già la seconda volta"

Uno degli animali assaliti e uccisi dal lupo

Uno degli animali assaliti e uccisi dal lupo

Imola, 23 settembre 2017 - Sotto il santuario di Ghiandolino, in un allevamento a pochi chilometri dal centro di abitato di Imola, due arieti e una pecora sono stati azzannati al collo e sbranati. Si sospetta nuovamente l’opera del lupo. Il veterinario dell’Ausl chiamato dal proprietario Andrea Gentilini non ha avuto dubbi: il grande predatore è tornato a colpire, dal momento che la metodologia usata per uccidere gli animali è quella tipica del lupo.

Il ritrovamento delle carcasse è avvenuto nei giorni scorsi in un recinto dell’allevamento di Gentilini, 49 anni, che lavora nell’azienda con la moglie e tre figli. «È un danno economico davvero importante: soprattutto gli arieti, oltre a costare quasi 400 euro l’uno, una volta acquistati devono essere cresciuti per almeno due anni affinché diventino adulti e fecondi. C’è dietro un lavoro quotidiano che si ripaga soltanto alla fine. Questi lupi viaggiano da una zona all’altra, ma quando passano fanno danni incredibili. Tre anni fa uccisero, sempre nel mio allevamento, due pecore e tre agnelli». Gentilini è preoccupato: «È chiaro che per il lupo cacciare un cinghiale nel bosco è più difficile che azzannare i nostri animali. La scelta è facile, e così aumentano gli avvistamenti e le uccisioni. Siamo davvero stanchi, perché vanificano il lavoro di un anno. E poi non ci sono soltanto i lupi: volpi, cinghiali e istrici completano l’opera creando ulteriori danni. Del resto, non possiamo tenere neanche i cani da guardia perché danno fastidio ai nostri vicini. Siamo vicini al centro abitato e quindi il rumore non è ammesso. Le volpi colpiscono le nostre galline indisturbate, quando basterebbe un cane. Insomma, non ci possiamo neanche difendere». Gentilini vive di quel produce il suo allevamento: «Non è un hobby il nostro, questa è un’attività e non possiamo permetterci di perdere esemplari fondamentali come due arieti».

I lupi non hanno lasciato tracce: «C’è un calpestio continuo di animali nel mio terreno – continua l’allevatore –: impossibile intravedere le loro orme. Ma il veterinario ha visto chiaramente il segno alla gola dei due arieti e della pecora, e subito ha pensato al lupo. Non li abbiamo mai notati: colpiscono quando meno te lo aspetti. Sono belve che ti studiano e aspettano il momento per attaccare». I lupi sono tornati e non si può fare finta di niente: «Si sono verificati attacchi poco tempo fa , a Dozza, – continua Gentilini –. Il problema esiste e non possiamo voltarci dall’altra parte».

«Gli allevatori non ne possono più di allevare pecore e vitelli per alimentare i lupi». A denunciarlo il presidente di Coldiretti Imola, Astro Turrini, allevatore di vacche da carne sulle colline imolesi che nell’estate appena trascorsa ha pagato il tributo di sei vitelli al predone dell’Appennino. «Oltre al danno diretto, mai adeguatamente risarcito – ricorda Turrini – spesso molto più pesanti sono i danni collaterali. Gli animali, infatti, a causa dello stress provocato dagli attacchi riducono drasticamente la produzione di latte, con pesanti tagli al fatturato aziendale». Tanti danni, ma pochi contributi: «È necessario da parte dell’ente pubblico – prosegue Turrini – garantire il sostegno economico-finanziario per un’adeguata attività di prevenzione (indispensabile per ottenere il risarcimento dei danni) e assicurare efficienza ed efficacia nel sistema di accertamento e risarcimento dei danni per garantire un completo reintegro della perdita di reddito, affinché la convivenza tra l’animale e l’uomo non porti all’abbandono dell’attività di allevamento. Non sarebbero solo gli allevatori a perderci, ma l’intera comunità poiché – conclude Turrini – i pastori attraverso la loro opera conservano e valorizzano la montagna e le sue tradizioni».