Imola, 18 ottobre 2016 – Il drammatico calo dell’affluenza e l’inaspettata bocciatura di un progetto portato avanti con forza, in questi mesi, dal Pd e dai suoi amministratori, scesi in campo in prima linea. Sono due i punti chiave del Referendum sulla fusione di domenica in Vallata. Pochi elettori trascinati alle urne e tanti fedelissimi (vedendo sempre la cosa da viale Zappi) persi per strada: facce di una stessa medaglia sopra la quale spiccano, nudi e crudi, i numeri di questa tornata. E che la dicono lunga, una volta di più, su quanta fatica faccia il Partitone a mantenere il consenso anno dopo anno.
Premessa: trattandosi evidentemente di un evento a sé stante, l’analisi relativa ad affluenza ed esito del Referendum sul Comune unico risulta più che mai complicata. Ma visto l’impegno profuso da Giunta e consiglieri regionali di maggioranza, assieme a sindaci e vertici del Pd, nel difendere il progetto di accorpamento contestato con uguale forza dall’opposizione, è inevitabile farla confrontando i numeri di domenica con quelli delle amministrative di due anni e mezzo fa.
Dunque: a Casalfiumanese, l’unico territorio in cui ha vinto il ‘Sì’, nel 2014 andarono alle urne in 1.957, pari al 73% degli aventi diritto. Domenica si è crollati al 41,53% (1.116 elettori). Fosse stato necessario un quorum, non si sarebbe raggiunta (così come accaduto a Borgo Tossignano) nemmeno la soglia per rendere valido il Referendum. I favorevoli al progetto voluto da Regione e amministrazioni locali di centrosinistra sono stati 591. Bene: due anni e mezzo fa, il sindaco Gisella Rivola venne scelto da 1.203 suoi concittadini, che per metà domenica gli hanno voltato le spalle.
Risalendo la Vallata, eccoci a Borgo. Qui sono andati a votare in 1.125, vale a dire il 45,22% degli elettori contro i 1.848 (il 74%) del 2014. I ‘Sì’ alla fusione? Solo 479. Quelli che nel 2014 avevano creduto al progetto di Clorinda Mortero (eletta per un soffio) e della sua lista civica appoggiata dal Pd, erano 860. Infine, si arriva nel comune con il dato più eclatante: Fontanelice. Quello con l’affluenza più alta, ma anche quello in cui lo scarto più ampio (in negativo) tra favorevoli e contrari alla fusione. Il paese del sindaco Athos Ponti, in tutto il circondario, è uno di quelli in cui storicamente si vota di più. Domenica ai seggi si sono visti però solo 767 elettori, pari al 52,71% degli aventi diritto. Pochi, se consideriamo il 76,38% (1.109 in termini assoluti) delle comunali 2014. I ‘Sì’ sono stati solo 307 (il 40, 5%), con l’amministrazione locale che non è riuscita a convincere della bontà della propria proposta buona parte di quegli 802 fontanesi che la premiarono due anni e mezzo fa.
Insomma: avranno certamente pesato la questione identitaria, la specificità del tema e i dubbi sul futuro; ma con 1.500 consensi polverizzati solo in Vallata, il Pd imolese fa bene a interrogarsi anche in vista del Referendum costituzionale del 4 dicembre, quando si troverà contro le stesse forze oggi contrarie alla fusione più una parte del suo stesso schieramento.