Imola, 26 maggio 2016 - Una scaletta ricca che abbraccia oltre 20 anni di carriera, coreografie, luci e colori per uno show destinato a stregare anche l’esigente pubblico di San Siro e quello appassionato dell’Olimpico di Roma e dell’Arena della Vittoria di Bari. Il concerto di Laura Pausini (FOTO) ieri sera in autodromo, ‘data zero’ del tour che la porterà prima negli stadi italiani e poi in giro per il mondo, è un concentrato perfetto della cifra stilistica della cantante romagnola. Elevato al quadrato.
«Ciao Imola, cum stèt? – esordisce la Pausini sul palco dell’Enzo e Dino Ferrari –. È strano iniziare da qui, ma è molto bello. È stato difficile in questi giorni astenermi dal mangiare tutte le cose buone che ci sono a casa mia. Stanotte ci darò dentro di brutto».
E sono migliaia gli spettatori ad applaudirla nel pur immenso paddock 2, abituato fino a qualche lustro fa (ma anche con gli AC/DC nel 2015) ad ospitare vere e proprie adunate più che le prove generali dei tour. Ci sono gli irriducibili del fan club, arrivati a Imola già martedì sera ed entrati in autodromo ieri a metà pomeriggio, e poi tutti gli altri, confluiti alla spicciolata dalle parti della Rivazza. A occhio, siamo comunque ben all’interno delle 15mila presenze indicate da Formula Imola alla vigilia.
Si parte con la nuova ‘Simili’, che dà il titolo al nuovo album già multi-disco di platino. Ma alla fine, grazie anche a tanti medley, le canzoni che hanno segnato la vita professionale dell’artista di Solarolo ci sono praticamente tutte. A cominciare da quelle ormai storiche: ‘Una storia che vale’, ‘Ascolta il tuo cuore’, ‘Come se non fosse stato amore’ e ovviamente ‘La solitudine’. E poi i brani più recenti: ‘Lato destro del cuore’, ‘Innamorata’ e ‘Io c’ero (+ amore x favore)’. I cambi d’abito – ma non è una novità – vanno avanti a ritmo vertiginoso, così come frequenti sono i siparietti con il pubblico. Il tutto mentre sul palco si alternano 30 musicisti e 18 ballerini.
A tarda sera, la città manda in archivio senza affanni un evento che non è certo l’Heineken Jammin’ Festival con le sue folle oceaniche e nemmeno il concerto degli AC/DC. Siamo di fronte a uno show la cui preparazione ha coinvolto l’intera città (a cominciare dallo Stignani), servito a rimettere Imola in vetrina e a dare continuità all’appuntamento di un anno fa targato Brian Johnson e soci, riaccendendo i riflettori su un palcoscenico scartato a inizio anno da Bruce Springsteen e che in questo 2016 rischiava di rimanere vuoto. La formula dell’artista che, grazie ai tappeti rossi srotolati dall’amministrazione, si immerge nella tranquillità del Santerno per mettere a punto il tour e posta le foto sui social è un’opportunità nuova. Ma da sola a Imola non basta. Per l’anno prossimo, annullato il contratto con Barley Arts, per valorizzare una struttura come quella dell’Enzo e Dino Ferrari bisogna tornare a puntare ai grandi numeri.