«Non avrei lasciato soli gli imolesi e si poteva evitare il commissario»

La rinuncia alla candidatura del sindaco Manca

Daniele Manca (foto Dire)

Daniele Manca (foto Dire)

Imola, 28 agosto 2014 - «Mi sfilo? Veramente non mi ero infilato». Daniele Manca sceglie Facebook per annunciare la sua rinuncia alla corsa alla Regione. Copia Matteo Richetti (e sul ‘copiare’ il sindaco di Imola piazza una bella risata) con la differenza che il modenese renziano doc ha annunciato la sua discesa in campo.

Non si era mai infilato? Manca, e allora su che cosa ci siamo esercitati per settimane?

«E’ accaduto che sul mio profilo sono state fatte valutazioni, dal presidente del Consiglio in giù».

Renzi in persona aveva investito il sindaco di Imola?

«Arrivavano segnali e apprezzamenti, anche dai ministri, sulle mie caratteristiche ritenute adeguate. A quel punto mi sono messo a disposizione della comunità».

Si sentiva assolutamente in grado di governare l’Emilia Romagna?

«Sì, certamente. Mi è sempre piaciuto governare e avrei accettato la sfida. Per la complessità del compito, al di sopra di un presidente di Regione ci sono solo i presidenti del Consiglio e della Repubblica».

Ma è finita così, Manca resta a governare Imola. Cos’è successo?

«L’abito che ne è uscito non è quello che avevo confezionato per questa sfida».

Vale a dire?

«Se queste primarie sono una competizione fra candidati che hanno la stessa impostazione, quella del sostegno a Renzi, allora le facciano altri. Questo tipo di competizione può essere giusta per un segretario o un parlamentare, ma non si addice a una figura che ha responsabilità istituzionali e di governo. Non è il vestito adatto a un sindaco che ha sempre messo davanti la comunità».

Avrebbe voluto il sostegno di Bonaccini e Richetti per stravincere facile?

«Li avrei voluti assieme a me per lavorare al meglio al processo di crescita di questa regione».

E adesso per chi voteranno alle primarie i democratici imolesi e il sindaco?

«Valuteremo».

Voterà Richetti?

«E’ una candidatura autorevole. Vedremo i progetti».

Ambizioni deluse, non si sentirà benissimo.

«Non è una sconfitta; vivo tranquillamente questo momento. Per me i principi di responsabilità, affidabilità, capacità di governo, generosità per la propria comunità, sono scolpiti nella roccia. Anche se non si realizza un’ambizione».

Era però prontissimo a lasciare la comunità imolese.

«Non avrei mai lasciati soli gli imolesi, e ci sarebbero stati i tempi per evitare il commissariamento del Comune. Il mio è un servizio, l’ho prestato anche quando ho lasciato il consiglio regionale per candidarmi a sindaco».

Non si sente vittima di un gioco che alla fine l’ha messa fuori?

«No, bisogna mettere in conto le ambizioni di ciascuno. Siamo in una fase nuova, ci sono protagonisti nuovi e, in questo quadro, la complessità cresce».

Davvero non considera Bonaccini un nemico? Non era il segretario regionale a dover lavorare per una forte candidatura Manca?

«Questa partita è stata gestita così, ma non vedo in Bonaccini un nemico».

Non vede neppure la figura non da urlo del Pd?

«Il Pd è una grande opportunità. Occorre costruire, ma credo molto in questo partito e nel lavoro di cambiamento in cui il Governo è impegnato».