Stalking condominiale, donna via dalla città: "Un’ingiustizia, devo stare in albergo"

La decisione del Tribunale dopo le denunce dei residenti e la segnalazione del Carlino

Il condominio di Zolino (Foto Isolapress)

Il condominio di Zolino (Foto Isolapress)

Imola (Bologna), 26 maggio 2015 - «È un'ingiustizia. Tutte le cose che dicono che avrei fatto sono false dalla prima all’ultima». Esterrefatta e sopraffatta. Così appare la 49enne accusata di stalking nei confronti dei vicini di casa, raggiunta al telefono ieri, giorno in cui è stata allontanata dalla sua abitazione e da Imola. Così infatti ha voluto la procura di Bologna, chiedendo al giudice il divieto di dimora; un provvedimento raro in Italia e da ieri la 49enne sta in un albergo di Bologna, città dove lavora. «Purtroppo c’è una donna nel condominio accanto che ce l’ha con me», prova a sintetizzare l’indagata. Ma per la procura le cose non stanno affatto così. 

«Se ti prende di mira, è la fine», ci avevano spiegato, a luglio, alcuni condomini del palazzo a Zolino che, esasperati, avevano lanciato un grido d’allarme attraverso il Carlino. Le denunce di alcuni vicini erano già state depositate, ma la donna continua a vivere nel palazzo insieme con la madre. E continuava, a detta loro, con le angherie. Acido muriatico buttato in piena notte contro finestre, porte e nell’ascensore, tergicristalli rotti, ingiurie scritte sui muri, chiavi rotte appositamente nelle serrature altrui erano solo alcuni degli episodi raccolti dai condomini e denunciati attraverso il giornale. Buona parte di questi costituiscono anche il cuore dell’inchiesta giudiziaria. La donna – secondo i vicini – teneva sotto scacco la maggior parte dei residenti di due interi palazzi: il suo e quello confinante che hanno la sfortuna di condividire il vano garage e il corsello. Ai primi atti di vandalismo sulle auto, ci avevano spiegato i residenti, nessuno aveva pensato alla donna, fino a quando non è stata vista. E ripresa, con una telecamera nascosta, da uno dei condomini che l’aveva artatamente piazzata nel vano garage. 

«Stamattina (ieri, ndr) ero con il mio nipotino in casa quando sono arrivati i poliziotti e mi hanno detto che entro poche ore dovevo andare via – racconta ancora la donna –. Purtroppo lascio mia madre invalida sola a casa e adesso ho paura che si venga a sapere al lavoro». La donna ha fermato una stanza in un albergo per una quindicina di giorni, nell’attesa che il suo legale valuti il da farsi. «Spero che tutto possa ricomporsi senza rivolgersi al Riesame – spiega l’avvocato Gian Andrea Ronchi, riferendosi alla misura cautelare –. Credo che il giudice abbia avuto un quadro parziale della situazione, anche familiare, della donna. Ritego che ci muoviamo sempre e comunque nell’ambito di liti condominiali e che quindi occorra trovare un accordo tra le parti». E mentre si attende che venga fissato l’interrogatorio di garanzia (c’è tempo dieci giorni), nel condominio la notizia ha infuso nuova speranza. «Speriamo che questo metta la parola fina a tutta questa vicenda», dice una delle residenti. «Vorrei che fosse finita qui, ma non la vivo bene – dice un’altra –. Non so che ripercussioni avrà tutto questo su di lei, quando tornerà a casa».