Muore nella culla, la madre: "Ditemi che è un brutto sogno"

Corridonia, il dolore della mamma del bimbo di un mese e mezzo trovato senza vita nel suo lettino

La mamma del bimbo trovato senza vita nella culla

La mamma del bimbo trovato senza vita nella culla

Macerata, 29 febbraio 2016 - «Sto come in un sogno. Non ci posso credere. Non posso credere che il mio piccolo non ci sia più». Così Ikran Belaid, la mamma del bimbo di appena un mese e mezzo trovato senza vita nella culla ieri mattina dai genitori.

L’ipotesi è quella di un rigurgito di latte, che potrebbe averlo soffocato nella notte. La donna non riesce a smettere di piangere, né ancora a realizzare quanto accaduto proprio sotto i suoi occhi. «Mi chiedo perché sia dovuto succedere – dice la mamma – ma poi mi rispondo che mio figlio era un dono del cielo. Dio me l’ha dato, Dio me l’ha tolto. A mezzanotte (dell’altroieri sera, ndr) ho allattato il piccolo, come facevo sempre, e poi l’ho messo a dormire nella culla. Stessa cosa di tutte le altre sere. La mattina dopo, ho chiesto a mio marito di andare a prenderlo e di portarmelo, per allattarlo di nuovo, ma mio marito è tornato da me, dicendo che era morto. Gli ho risposto d’istinto che non era possibile. Non riuscivo a realizzare che cosa stesse dicendo. E ancora adesso non ci credo. Per me, mio figlio non è morto, la mia mente si rifiuta di crederlo. Lo adoravo, da quando è nato gli ho scattato delle foto ogni giorno».

«Ho altri due bimbi – racconta ancora Belaid –. I miei figli sono sempre stati e saranno tutta la mia vita. Due giorni fa avevo messo sulla mia pagina Facebook alcune foto con i bambini, dove si vedono anche quello di cinque anni e quello di tre, oltre a Moenes, che non c’è più. Accanto alle foto c’è una piccola poesia, scritta in arabo». Una sorta di preghiera in versi, che recita: «Mio figlio, i miei occhi. Dio mi ha donato un regalo. Mio Dio – continua la poesia – proteggi il mio bimbo».

Un’invocazione che ora diventa straziante. E sul decesso, a stento riesce a dire: «Il mio piccolo Moenes stava benissimo, era in salute». «Era nato il 13 gennaio – prosegue – doveva ancora compiere due mesi. Abbiamo fatto le visite di controllo, tutto regolare. Il prossimo appuntamento col dottore era previsto il 16 marzo. Non c’è mai stato motivo di preoccuparsi per la sua salute. Il medico che è venuto a casa quando è morto, ha detto che si è trattato di morte bianca, per cause naturali».

La famiglia Messaoudi è originaria di Qayrawan, a nord-est della Tunisia. Si è stabilita da sei anni a Corridonia. All’inizio, appena arrivata, abitava vicino a Villa Fermani, mentre da qualche anno risiede nel centro storico, in via Maria de Reja. Sotto choc per la tragica perdita anche il padre, Mondher, da anni operaio nell’azienda di calzature Santoni, e la nonna, in lacrime, incredula.