CHIARA GABRIELLI
Cronaca

Hotel Rigopiano, lo strazio della famiglia di Emanuele: "Vogliamo solo riportarlo a casa"

Ieri a Chieti l’autopsia sul 31enne: è morto per una forte contusione

Emanuele Bonifazi, aveva 31 anni

Emanuele Bonifazi, aveva 31 anni

Macerata, 27 gennaio 2017 - «Aspettiamo. Appena ci restituiscono il corpo, riportiamo Emanuele a casa». Una forza straordinaria, quella di Egidio Bonifazi, il padre del receptionist dell’albergo, 31 anni di Pioraco, rimasto ucciso dalla valanga di neve e detriti che ha spazzato via l’hotel Rigopiano di Farindola la scorsa settimana. Identificato in tarda serata mercoledì, intorno alle 22 i famigliari hanno effettuato il riconoscimento del corpo, avvenuto attraverso alcuni oggetti. 

«Ci è andato solo mio figlio, Enrico – spiega Bonifazi, ieri, dall’ospedale di Pescara –, era suo il numero che avevamo dato al personale, come riferimento per la nostra famiglia, nel caso in cui avessimo dovuto procedere per il riconoscimento. E così è stato. A Enrico hanno mostrato ciò che è stato trovato del fratello – racconta Egidio –, un mazzo di chiavi (di casa e della macchina), che ha subito riconosciuto. A quel punto, gli hanno mostrato anche la foto del viso di Emanuele. E il riconoscimento era completo. È stato forte, Enrico, un grande uomo».

Insieme alle chiavi, di Emanuele i soccorritori hanno recuperato anche un profumo e degli accendini. «Almeno è finito questo strazio», lo strazio dell’attesa di chi, con la moglie e il figlio, ha trascorso sette giorni tra i corridoi dell’ospedale, in attesa di una qualsiasi notizia, insieme con gli altri famigliari dei dispersi sotto le macerie: in tutto, 250 persone, protette dalle forze dell’ordine e assistite costantemente da psicologi della protezione civile. 

Ieri mattina, «siamo andati in procura – prosegue Bonifazi –, poi abbiamo dato mandato ai medici legali, si procede con l’autopsia», esame che è stato effettuato sul corpo di Emanuele a Chieti nel pomeriggio (a Pescara la sala per le autopsie è in fase di ristrutturazione). Il referto che è seguito all’ispezione cadaverica, intanto, individua la causa del decesso in «una forte contusione», precisa Egidio. A uccidere Emanuele sarebbe stato un trauma, quindi. Nient’altro. «Ma per esserne certi dobbiamo attendere il verbale ufficiale dell’autopsia».

Dove si trovasse esattamente, Emanuele, nel momento in cui la slavina si è abbattuta sull’hotel, «non credo lo saprà mai nessuno con precisione – commenta il padre –, ma i vigili del fuoco ci hanno riferito di averlo trovato tra la hall e la sala del bar. Tra queste due stanze, ci saranno cinque metri di distanza». Ma l’hotel non esiste più, è un cumulo di macerie e ghiaccio, ed è difficile definire con esattezza dove si trovassero i corpi. Nel frattempo, Bonifazi ha contatto un’agenzia funebre di Camerino per organizzare il rientro della salma a Pioraco, dove Egidio è responsabile della Protezione civile locale. La sera della tragedia, appena appreso quanto accaduto a Rigopiano, «il tempo di mettersi addosso dei vestiti» ed era partito verso Farindola, insieme con la moglie, Paola Ferretti, insegnante, e il figlio più piccolo. 

Dopo una notte in bianco, che la famiglia ha trascorso in macchina all’incrocio che conduce all’hotel (bloccato dalla neve), i Bonifazi erano andati all’ospedale di Pescara. In attesa di sapere cosa fosse accaduto. Fino a lunedì, non avevano perso la speranza: qualche giorno prima, da quell’inferno, i soccorritori avevano tirato fuori nove persone ancora vive. Poi, le ricerche nella sala del bar, che hanno restituito ai famigliari solo salme. Egidio, a quel punto, si era arreso. «Ma lo strazio di aspettarlo è finito. Ce lo riportiamo a casa».