Porto d'armi, più controlli

Barbara Manicardi

Barbara Manicardi

Modena, 16 luglio 2014 - SECONDO la legge Carlo Ghidoni, l’elettricista che ha ucciso per un presunto debito non pagato prima il primario Amos Bartolino (con «freddezza e lucidità», come ha detto il testimone), poi se stesso, quell’arma era «detenuta regolarmente». E sempre in base alla normativa, quell’uomo che tutti descrivono «in crisi», «solitario e taciturno», in preda alla «depressione per problemi economici» e molto arrabbiato con «chi non lo pagava per i lavori fatti», poteva detenere addirittura fino a sei fucili e tre pistole.

L’ultimo controllo per il porto d’armi (valido per utilizzare la Glock 40 solo al poligono di tiro) è stato eseguito cinque anni fa. Il prossimo sarebbe stato a fine 2015, per il rinnovo e il via libera sarebbe arrivato dopo una visita e un semplice certificato medico di idoneità psico-fisica. La domanda sorge spontanea: un controllo ogni sei anni non è troppo poco? Non è forse meglio costringere chi può trasportare e maneggiare armi a suo piacimento a sottoporsi ogni anno a una verifica? E’ strano vedere che nel Paese della burocrazia e delle carte, dove — tanto per fare un esempio — per avere un duplicato di una patente elettronica, nel caso ci venga rubata, bisogna addirittura rifare la visita oculustica anche se si è fatta il giorno prima, si lasci invece tanto margine a chi può passeggiare con una pistola in tasca e usarla in qualunque momento. Strano davvero.