Diocesi in deficit, il vescovo vicario: "Così rinasceremo"

Monsignor Morandi: "Non venderemo nulla. Ma cercheremo di risparmiare"

Modena: monsignor Giacomo Morandi, vicario generale (FotoFiocchi)

Modena: monsignor Giacomo Morandi, vicario generale (FotoFiocchi)

Modena, 7 agosto 2014 - Monsignor Giacomo Morandi, vicario generale, non ne fa mistero: anche l’arcidiocesi di Modena sta affrontando i problemi della crisi economica e finanziaria. "Abbiamo ereditato una forte passività, dovuta anche alla contrazione di entrate", ammette. Nei mesi scorsi l’arcivescovo monsignor Lanfranchi ha chiesto ad alcuni esperti ("Che hanno prestato la loro opera a titolo gratuito", precisa monsignor Morandi) di fare una ‘radiografia’ dello stato patrimoniale della diocesi: la commissione ha sottolineato che la situazione non è catastrofica, ma preoccupante, quello sì. Bisogna intervenire. Anche per la Curia è dunque tempo di ‘spending review’, "ma voglio rassicurare: non chiuderemo la Casa del Clero, non venderemo il Centro Famiglia di Nazareth, non faremo tagli su attività assistenziali", chiarisce subito il vicario.

Monsignor Morandi, come state pensando di ridurre il disavanzo?

"Ne abbiamo parlato al Consiglio presbiteriale. Dovremo razionalizzare conti e costi, soprattutto per attività esterne a cui la diocesi in questi anni ha contribuito".

Un esempio?

"Dal 2015 non potremo più garantire il contributo al liceo Maria Immacolata di Palagano. Si tratta di una scuola paritaria, non diocesana, che si avvia alla statalizzazione. Le suore non ci sono più dal 1992, eppure da allora la diocesi ha continuato sempre a versare un contributo alla cooperativa: negli ultimi otto anni complessivamente un milione e 300mila euro. Per il 2014 - 2015 manterremo un sostegno per favorire il passaggio allo Stato, ma poi non potremo più".

Qualcuno dirà che state abbandonando la scuola di Palagano...

"In realtà non l’abbiamo mai abbandonata e l’abbiamo sempre accompagnata con cifre considerevoli che non possiamo più sostenere. Ci saremmo aspettati che altre realtà avessero messo uguale impegno".

Si parla di una possibile chiusura del Centro di consulenza per la famiglia, il Consultorio diocesano: si riuscirà a scongiurarla?

"“E’ un punto d’eccellenza, attivo dal 1979 e gestito da una onlus: costa 300mila euro all’anno, vi lavorano otto professionisti, e offre gratuitamente un sostegno psicologico per il disagio familiare o giovanile, con 600 colloqui al mese. Ha avuto una crescita di utenza notevole, anche in seguito al terremoto. Non vogliamo chiuderlo, perché è un’opera segno".

E come fare?

"Da un lato è stato lanciato un appello per la ricerca di nuovi partner e fondi, dall’altro si sta studiando la possibilità di rimodulare l’attività: accanto alle prestazioni gratuite, soprattutto per i meno abbienti, potrebbe essere prevista anche un’attività a pagamento, magari dopo i primi colloqui di accesso".

Quale sarà il futuro della Casa del Clero?

"Lo stabile di Cognento ospita vari sacerdoti anziani: hanno speso la vita per il servizio alla Chiesa, e di sicuro non li lasceremo soli. Questo è un valore a prescindere da ogni altra considerazione. In più a Cognento risiedono anche altri sacerdoti e tutti, anche i degenti, pagano una retta: io stesso vi abito da anni. I costi della struttura comunque sono alti: la diocesi integra con circa 250mila euro all’anno".

Quali ipotesi sono emerse?

"In un primo tempo qualcuno, anche fra il clero, aveva pensato di trasferire tutto nello stabile del Seminario in corso Canalchiaro, che avrebbe dovuto essere ovviamente riadattato, per poi cedere l’immobile di Cognento. Ma l’idea è stata accantonata. Credo che una soluzione più immediata possa essere diversa: una parte dell’edificio di Cognento può essere affittata anche ad altre persone che vogliano abitarvi".

I tagli toccheranno anche i dipendenti? Si era ventilata la cassa integrazione...

"Ipotesi poi superata. Non toccheremo il personale, soprattutto negli àmbiti più delicati come la Caritas o i Centri d’ascolto. Stiamo cercando di favorire il volontariato per alcuni settori, come avviene nelle parrocchie".

Qual è l’obiettivo immediato?

"Di contenere il disavanzo di 300 o 400mila euro già nel bilancio 2014. E per il medio e lungo termine, stiamo ancora facendo approfondimenti".