Baby squillo, così riceveva i clienti

Riceveva nella casa dove stava col fidanzato

Una ragazza sul letto (foto repertorio)

Una ragazza sul letto (foto repertorio)

Modena, 20 ottobre 2016 - Ingenuità, innocenza o generazione perversa? Quanto è vittima una minore prossima alla maggiore età che decide senza alcuna costrizione di ‘mettere’ il suo corpo on line e venderlo al ‘miglior offerente’? E chi è il vero sfruttatore? Il sito che ‘vive’ sugli introiti degli annunci o le persone che osservano il comportamento pericoloso della baby squillo senza intervenire? E’ su queste basi che si fonda la difesa (rappresentata dall’avvocato Henrich Stove) del 40enne, accusato di sfruttamento della prostituzione nei confronti della compagna minorenne per averle ‘concesso’ di prostituirsi all’interno della casa ‘coniugale’, utilizzando poi i proventi per divertirsi insieme e fare la bella vita.

Sarà una battaglia legale complicata e delicata quella che prende il via la settimana prossima nelle aule del tribunale dei minori, a Bologna. Perché lei, la protagonista della vicenda, appunto, all’epoca dei fatti aveva appena 17 anni.

Quel che si sa è che la ragazza ha scelto di uscire di casa per convivere con il fidanzato, di 20 anni più grande e, abbagliata dai soldi facili, ha deciso di proporre sesso a pagamento. Squillo di lusso per imprenditori o comunque facoltosi modenesi, una storia che ricorda da vicino quella di Ruby. E tutto con la complicità o meglio il tacito assenso del convivente che, insieme al cliente ‘beccato’ con la minore, è finito al centro di un procedimento giudiziario. Quel che emerge in questo caso come in altri, infatti, è l’impossibilità di ‘trovare’ un vero colpevole del fenomeno. Quello dilagante e perverso della prostituzione minorile, soprattutto ‘on line’.

L’età dell’innocenza, forse, ha subito un drastico ‘abbassamento’ se schiere di ragazzine sul web e non solo decidono autonomamente di usare il proprio corpo come un oggetto per poter ‘gonfiare’ la paghetta, dandogli lo stesso valore di una borsetta.

La settimana prossima il giudice in udienza preliminare deciderà se rinviare o meno a giudizio il compagno della baby squillo. Ma la realtà è che, in casi come questo, non esiste un discrimine a livello giuridico. Non dovrebbero allora essere indagati per favoreggiamento gli stessi siti che ‘concedono’ gli spazi pubblicitari o chi, eventualmente, affitta gli appartamenti alle squillo? In sostanza è giusto fermarsi alla sola questione etica – quesito alla base della difesa – limitandosi dunque alla condotta dei protagonisti, o sarebbe corretto andare oltre, valutando tutte le sfumature di un mondo sempre più perverso?