Processo Cardiologia, il teste: "Ho ricevuto un'intimidazione"

La coordinatrice: "Lettera mi accusava di aver fatto sparire cartelle"

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Modena, 12 gennaio 2017 - I faldoni di quegli studi clinici misteriosamente scomparsi sono improvvisamente ‘riapparsi’ o, perlomeno, c’è chi ha fornito una pronta spiegazione al loro ‘silenzioso’ trasferimento. Non solo: c’è anche una sorta di lettera anonima intimidatoria, arrivata a casa della stessa testimone. Ancora un colpo di scena, ieri, durante, e a margine, dell’ennesima udienza del maxi processo Cardiologia sulle presunte sperimentazioni fasulle al Polilcinico.

Nel corso dell’istruttoria dibattimentale, infatti, il teste Enrica Melodi, che all’epoca dei fatti ricopriva il ruolo di coordinatrice del personale infermieristico e tecnico del laboratorio di emodinamica del Policlinico, ha riferito di aver consegnato proprio quelle cartelle di documenti – che pareva fossero stati illecitamente sottratti dal reparto – alla direzione generale, su richiesta degli stessi vertici della struttura. Parliamo dei faldoni di cui aveva trattato, nel corso dell’udienza del 18 maggio, il testimone dell’accusa, il dottor Fabio Sgura. Il professionista, in quel contesto, aveva dichiarato infatti che tutti i documenti sulle sperimentazioni erano stati trafugati dal laboratorio, sottolineando di aver visto nottetempo persone non identificate portar fuori dall’ospedale le raccolte di documenti.

Non solo, Sgura aveva esibito ai giudici anche le fotografie di quei faldoni e degli stent custoditi accanto, poi acquisite per il dibattimento. E proprio quelle fotografie, ieri, sono state riconosciute dalla teste Melodi che, alla domanda degli avvocati del professor Giuseppe Sangiorgi, i legali Francesco Bergamini e Francesco Muzzioli, se sapesse o meno che fine avessero fatto le raccolte, ha candidamente risposto di averle spostati all’interno di un carrello, per poi consegnarle su richiesta della direzione generale. Non solo: l’ex coordinatrice afferma di aver pure ricevuto una lettera anonima, datata 10 febbraio 2012, in cui viene accusata di essere l’artefice della scomparsa di quei faldoni. Una sorta di: «So cosa hai fatto, stai attenta a quello che farai perché ti abbiamo filmato».

«È una lettera scritta con una stampa particolare, alterata – dichiara la testimone, che ci mostra la missiva – per non far capire la grafia. Credo fosse volta a ‘minacciarmi’ di rendere pubblico un presunto video girato con un telefonino che, secondo gli autori, mi riprende al lavoro. Arrivata a casa mia, a Cremona, l’ha ricevuta mio marito. Il testo afferma: ‘C’è un bel video con sonoro girato con cellulare dove si vede quel che fai, si sente quel che dici, lo abbiamo intitolato: le cartelle scomparse. Auguri cara». La dottoressa spiega di essersi subito rivolta alla direzione: «Mi avevano suggerito di non fare nulla – spiega – quindi non ho sporto denuncia, ma è chiaro che volevano ‘suggerirmi’ di stare zitta, ma io non ho fatto sparire nulla. Ho maneggiato le cartelle di studi solo seguendo gli ordini che ho ricevuto e le altre che ‘sposto’ nel video le ho gestite tramite numero verde, per i pazienti chiamati per il controllo durante l’inchiesta». Infatti l’ex coordinatrice del personale ha sottolineato che i documenti erano oggetto di sequestro da parte dei Nas, vista l’indagine in corso. La testimone ha quindi riconosciuto i faldoni spostati in quegli scatti sottopostale dal collegio. «L’ordine che avevo ricevuto era di consegnarli e portarlì giù – ha detto – poi non so che fine abbiano fatto». Quindi, a quanto pare, il mistero è stato improvvisamente svelato anche se non è chiaro, ad oggi, che fine abbiano fatto quelle raccolte.