Modena, la conquista dei sogni è un gioco: "I videogame cambiano la realtà"

Yamauchi, creatore di “Gran Turismo”: "L’integrazione è in atto"

Laurea magistrale honoris causa a Kazunori Yamauchi

Laurea magistrale honoris causa a Kazunori Yamauchi

Modena, 18 ottobre 2017 - «I videogiochi avranno un ruolo sempre più centrale nella società». Parole di Kazunori Yamauchi, autore giapponese di videogiochi, pilota professionista, creatore e produttore della serie “Gran Turismo”, videogame di simulazione di corse in auto che quest’anno compie 20 anni, con oltre 76 milioni di copie vendute in tutto il mondo. Lui, classe ’67, ci tiene ad essere ricordato per la sfilza di cariche che accompagnano il suo nome (Presidente della Polyphony Digital Inc., Senior Vice President di Sony Interactive Entertainment e Executive Vice President dei SIE World Wide Studios). In realtà, per l’impresa che è riuscito a realizzare, di parole ne basterebbero due: inventore visionario. E ieri l’Università di Modena e Reggio lo ha insignito della Laurea Magistrale Honoris Causa in Ingegneria del Veicolo.

Nella nuova serie del videogioco, il vincitore riceve in premio la scultura di Boccioni “Forme uniche della continuità nello spazio” (1913). Cosa lega Boccioni al “Gran Turismo Sport” in uscita oggi?

«La scultura di Boccioni è il simbolo dell’origine della forma della velocità, un sogno universale che l’umanità ha sempre inseguito. La percezione di essere un tutt’uno con l’auto è qualcosa che ho provato per la prima volta con Gran Turismo e solo quando ho iniziato a gareggiare a bordo di una vera auto da corsa ho scoperto che si trattava di una sensazione corretta. Non c’era molta differenza tra virtuale e reale».

Cosa cambia in noi quando video-giochiamo?

«Imparare a giocare a “Gran Turismo” è come imparare a suonare uno strumento musicale. All’inizio è difficile riuscire a suonare una melodia intonata. Esercitandosi ogni giorno, però, si migliora sempre di più, fino a essere in grado di suonare ciò che si vuole. Quando si padroneggia uno strumento, suonarlo non è più difficile e diventa un’esperienza totalmente diversa. Quando sei immerso in quell’esperienza, perdi la cognizione del tempo. Credo che con i videogiochi sia un po’ la stessa cosa».

Quale è la sua idea di realtà virtuale?

«Un’auto nasce come un semplice veicolo. Ci si siede al posto del conducente, si sterza e si usano i pedali. Da questo punto di vista, non c’è molta differenza tra virtuale e reale. Ciò significa che, in “Gran Turismo”, attraverso continui esperimenti, si può usare l’esperienza acquisita nelle corse virtuali per migliorare la propria abilità di guida nel mondo reale. Si può comunicare con l’auto, guidare liberamente. Si impara a dominare le emozionanti ma temibili velocità che le auto sono capaci di raggiungere».

Che ruolo avranno i giochi di simulazione in futuro?

«Nel prossimo futuro – nemmeno troppo lontano, a dire il vero – quelli che sono considerati “giochi” o simulatori virtuali potranno ambire a ruoli e funzioni diverse dall’intrattenimento ludico. Potrebbero ad esempio essere usati a scopo didattico e formativo, o essere particolarmente utili a sperimentare situazioni e contesti in cui cimentarsi virtualmente prima ancora che fisicamente: da un’operazione chirurgica per gli specializzandi di medicina a tattiche di gioco in ambito sportivo, fino anche agli addestramenti militari o alla ricerca scientifica».

Grazie al gioco in arrivo sarà possibile ottenere una patente ufficiale di guida della Fia, la Federazione Internazionale dell’Automobile. Si va verso una fusione tra videogiochi e realtà?

«Ritengo che sia più corretto parlare di integrazione. In più contesti della vita quotidiana siamo di fronte al progressivo avvicinamento tra le due dimensioni, con la realtà che cerca di avvicinarsi al mondo dei videogiochi mentre quest’ultimo mira da sempre a riprodurre un contesto più possibile autentico e verosimile».