Omicidio a Modena, studente morto nella valigia. Caccia a 5 giovani cinesi

Il giovane sarebbe stato strangolato. Stanza a soqquadro Il padre adottivo li ha lasciati entrare senza conoscerli AGGIORNAMENTO Fermati 3 minorenni

L’avvocato Andrea Giberti e, nel riquadro, la vittima, Congliang Hu, conosciuto come Leo

L’avvocato Andrea Giberti e, nel riquadro, la vittima, Congliang Hu, conosciuto come Leo

Modena, 27 novembre 2017 - C’è il sapore amaro della criminalità, del raid punitivo insomma, dietro al delitto di piazza Dante Alighieri, a Modena, dove il corpo senza vita di uno studente di 20 anni, cinese, è stato trovato nascosto all’interno di una valigia, in camera da letto. Procura e inquirenti, sull’atroce omicidio, mantengono il più stretto riserbo, ma pare che sia scattata una vera e propria caccia all’uomo nei confronti di cinque connazionali del ragazzo che, prima di essere nascosto nel bagaglio, sarebbe stato strangolato.

Sono ancora tanti i punti oscuri nella vicenda, dagli orari - che non convincono - alle presunte amicizie di Congliang Hu che su Facebook si firma Meng Yu Hu ma era per tutti ‘Leo’. Infatti dai residenti di quella palazzina al civico 29, che affaccia sulla stazione dei treni, lo studente, che frequentava un istituto di ragioneria privato in città, viene descritto come taciturno e sempre solo. Mai visti, insomma, quei cinque coetanei insieme a lui. Eppure sabato l’avvocato Andrea Giberti, giudice onorario a Bologna, col quale il 20enne, figlio della compagna, viveva da tempo li avrebbe fatti entrare e uscire da quell’appartamento di cinquanta metri quadri.

Sarebbero andati in camera di Leo – avrebbe raccontato il legale agli inquirenti –, poi, poco dopo, sarebbero usciti dall’abitazione separatamente, spiegando che lo studente era uscito di casa. Un vicino, chiamato ieri in questura insieme all’avvocato e ad un’altra residente per essere sentito dalla squadra mobile, che si occupa delle indagini, avrebbe dichiarato di averli visti intorno alle 13.15 sul pianerottolo e di aver chiesto spiegazioni circa la loro presenza.

Le ambulanze, però, sono arrivate sul posto oltre due ore dopo, chiamate dall’avvocato e dalla compagna, Sofia – che gestisce un’attività a Genova –, dopo il rinvenimento del corpo. Sono stati infatti l’avvocato/giudice onorario e la mamma del giovane a trovare il cadavere del 20enne chiuso in quella valigia in camera da letto: una stanza completamente a soqquadro dove sabato la scientifica ha sequestrato diverso materiale, tra cui un pc. Giberti avrebbe spiegato alla polizia di non essersi accorto di nulla, prima di fare la terribile scoperta. È qui che ci si chiede: i cinque sono entrati veramente con l’intenzione di uccidere il 20enne? Erano amici del ragazzo – nonostante in molti abbiano sostenuto che lo studente avesse poche conoscenze e mai invitate a casa – o parliamo di sconosciuti assassini, mossi da una vendetta o una sorta di ritorsione? E nei confronti di chi? Sono ancora tanti i punti oscuri sui quali gli inquirenti ora cercano di far luce, avvalendosi innanzitutto delle immagini delle telecamere di sorveglianza installate all’ingresso del palazzo.

Un raid ‘firmato’ da un gruppo di persone che, comunque, sapeva come agire e che fa più pensare, per la modalità, ad una sorta di ritorsione, non si può escludere legata anche a contesti criminali cinesi. Diverse persone, attirate da agghiaccianti grida ed entrate sabato nell’appartamento, spiegano di aver visto il giovane adagiato al suolo. A quel punto uno dei residenti ha provato anche a sentire il battito della vittima. Ma ci sono dettagli che non tornano: ai vicini intervenuti inizialmente la coppia avrebbe detto di non avvisare le forze dell’ordine, spiegando che «Leo non è stato bene».

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