Primario aggredito a Modena, il dna inchioda l'ex della compagna di Tondi

Daniele Albicini avrebbe aggredito il medico per gelosia. Le tracce di Dna trovate dal Ris di Parma

Daniele Albicini circondato dai carabinieri

Daniele Albicini circondato dai carabinieri

Modena, 15 dicembre 2016 - Il più classico dei moventi, la gelosia. E la più classica delle indagini, fatta di intuizioni e appostamenti, coronata dalla prova regina, l’esame del Dna.

A 40 giorni dall’aggressione del dottor Stefano Tondi, i carabinieri del reparto operativo e del nucleo investigativo di Modena - coordinati dal procuratore capo Lucia Musti e dal sostituto Enrico Stefani - hanno fermato il presunto ideatore e autore dell’agguato.

Si tratta di Daniele Albicini, 59 anni di Costrignano di Palagano, amico di vecchia data dell’attuale compagna di Tondi che con la donna aveva avuto una breve relazione di cui non accettava la fine. Geloso della nuova storia che la cinquantenne, caposala a Baggiovara, aveva intrapreso con il primario di Cardiologia dello stesso ospedale, per gli inquirenti ha pianificato e messo in atto l’aggressione con la soda caustica a Tondi, avvenuta il 10 novembre scorso davanti all’abitazione del medico a Vignola.

La ricostruzione dei carabinieri non fa una piega, ma il fermo dei pm deve essere convalidato dal Gip entro domani: Albicini, tecnico della Medicina del lavoro nel distretto Ausl di Sassuolo, è accusato di tentato omicidio premeditato e lesioni aggravate nei confronti del primario - colpito agli occhi da un getto di soda caustica ‘sparato’ con una pistola ad acqua - e del figlio Michele intervenuto impugnando un ‘attizzatoio’ a difesa del padre. Entrambi sono stati colpiti con un bastone dall’aggressore che, secondo i carabinieri del tenente colonnello Domenico Cristaldi e del capitano Luca Treccani, voleva uccidere il cardiologo.

E proprio sul pezzo di legno sequestrato, forse prelevato dalla legnaia nel cortile dei Tondi, il Ris di Parma ha isolato un profilo di Dna che corrisponde a quello di Albicini, prelevato per il confronto dai militari dal bicchiere della mensa dell’Ausl di Sassuolo in cui il tecnico si fermava sempre a pranzo.

Ma come sono arrivati a lui? I carabinieri - dopo l’agguato che ha quasi fatto perdere la vista a Tondi - avevano intrapreso due piste: professionale e sentimentale. Una volta escluso che non poteva trattarsi della vendetta per un caso di malasanità, i carabinieri si sono concentrati sulla vita privata di Tondi che, vedovo, da qualche mese (dall’estate scorsa) aveva intrapreso una relazione con la caposala.

La donna - sentita dai militari - ha raccontato della precedente relazione interrotta con Albicini, col quale era rimasta in contatto e a cui aveva comunicato, a fine ottobre, la sua relazione col dottor Tondi. Per gli inquirenti Albicini era ancora innamorato della cinquantenne. Di qui la decisione di punire il primario, di accercarlo, di rovinargli la carriera con la sostanza corrosiva.

Poco dopo l’agguato il 59enne era stato sentito come testimone dai militari: aveva detto che il giorno dell’aggressione era andato come sempre al lavoro a Sassuolo e poi, dopo pranzo, era tornato a Palagano e da qui non si era mosso fino al giorno dopo.

Peccato che la sua Ford Focus sia stata filmata dalla telecamera dell’autovelox di Marano mentre alle 21 circa del 10 novembre, a meno di un’ora dall’agguato a Vignola, procedeva verso l’Appennino.

Per gli inquirenti l’uomo non accettava che la sua ex avesse scelto un altro, per di più un primario stimato: di qui la decisione di togliergli la vista, affinché non potesse più lavorare. Albicini è in carcere.

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