I vagoni della disperazione alla stazione piccola, regno di tossici e sbandati

Una residente: «Ci hanno rubato vestiti e coperte dal camper sotto casa, era tutto nascosto nelle carrozze»

Nei vagoni alla stazione piccola vivono sbandati ed eroinomani

Nei vagoni alla stazione piccola vivono sbandati ed eroinomani

Modena, 24 maggio 2016 – Sono i vagoni della disperazione. Pochi metri quadrati che quando cala la notte diventano il regno di tossici e sbandati. Siamo sui binari dimenticati della stazione piccola in piazzale Manzoni, tracciati soppressi che non conducono più in nessun luogo. A poche centinaia di metri i marciapiedi dove ogni ora i pendolari salgono e scendono dal Gigetto. Basta volgere lo sguardo verso l’area a ridosso della recinzione su viale Gobetti: qui i treni abbandonati sono un pugno nell’occhio che rimandano subito alla parola miseria.

Le fiancate gialle sono un mosaico di graffiti dai mille colori: all’apparenza sembra tutto immobile e sigillato, poi avvicinandosi si nota che una porta è spalancata. Probabile che la via preferita dagli ‘invisibili’ sia la rete divelta nel parcheggio, nascosta sapientemente da un Voyager grigio della Chrysler a sua volta ridotto a uno scheletro, con i vetri in frantumi e le ruote staccate. «È qui parcheggiato da un anno e nessuno lo ha ancora spostato», racconta Giada Chiari, residente in viale Piero Gobetti, che dal balcone di casa sua ha una vista esclusiva su uno scenario inquietante.

«Ogni sera scorgiamo persone che entrano ed escono dalle carrozze. Spesso si intravedono addirittura delle luci, forse delle lampade di fortuna usate per orientarsi nel buio. Ormai – spiega – non ricordo nemmeno le volte che abbiamo chiamato la polizia, ma le cose restano uguali». Tre settimane fa l’episodio che ha acceso i fari su una situazione fuori controllo: in piena notte la volante fa un blitz per sedare una rissa per droga. Ne nasce una colluttazione e due arrestati, di cui uno ricercato per 4 mesi di carcere ancora da scontare. E che i vecchi vagoni del Gigetto siano una casa per balordi è una realtà che ci accoglie appena ci affacciamo in uno dei treni. Fortunatamente gli ospiti sono altrove, ma la traccia della loro presenza è ovunque: resti di sopravvivenza e squallore. A terra piatti di plastica e avanzi di cibo, così come qualche siringa e indumenti ormai sudici e logori. La cabina riservata al macchinista è stata trasformata in un servizio igienico con due bottigliette d’acqua quasi vuote, un contenitore di sapone e un asciugamano appeso a un minuscolo lavandino. Ma è il corridoio il vero cuore del rifugio, in una carrellata di sedili staccati, bottiglie di alcolici vuote, coperte arrotolate e stracci convertiti in cuscini. A sorpresa spunta un barlume di umanità: una decina di pennarelli colorati sono disposti ordinatamente sopra a un sedile vicino ad alcuni disegni. I vetri spaccati assumono la forma di un ghigno e l’incessante cigolio della vettura a ogni nostro passo sembra suggerire l’arrivo di qualcuno alle spalle. Non è così perché il Gigetto si anima di ombre solo alla sera. «Siamo esasperati– confida ancora Giada Chiari–: vivere a due passi da un degrado di tali proporzioni non ci fa dormire sonni tranquilli. Sanno tutti cosa succede in questi vagoni: è ora di intervenire. Abbiamo trovato il camper forzato e svuotato delle nostre cose: non ne possiamo più di questa situazione. Il parcheggio è oggetto di ripetute scorrerie notturne, con furti nelle auto e un via vai incessante attraverso la rete divelta che porta direttamente ai binari. Quando ci siamo accorti che erano entrati nel camper sotto casa abbiamo subito pensato alle persone che dormono sui treni – dice la residente – Il mio compagno non ci ha pensato due volte: è salito sui vagoni e ha subito ritrovato le nostre coperte e i nostri vestiti. Non è possibile venire derubati sotto la propria abitazione, in una zona così centrale che, in teoria, dovrebbe essere ben sorvegliata. Ho nuovamente segnalato tutto alle forze dell’ordine: è più di un anno che non si vive più in pace».