«Sono un tenore, ma mi piace anche il pop»

Domani sera ai Giardini frate Alessandro: «Non canto per fama, ma per vocazione»

Frate Alessandro è già una star: in autunno uscirà il suo terzo album

Frate Alessandro è già una star: in autunno uscirà il suo terzo album

Modena, 19 luglio 2015 - Frate Alessandro viene chiamato il ‘tenore di Dio’... «Eh, lo so, ma sicuramente gli angeli, e anche tanti altri tenori, cantano molto meglio di me. Magari non sono proprio un tenore da Dio: meglio essere il tenore di Dio», ride con simpatia il francescano della Porziuncola di Assisi che con la sua voce ha conquistato il mondo. È stato il primo frate ad aver firmato un contratto con la Decca, la stessa casa discografica di Luciano Pavarotti e Mirella Freni (tutti i suoi proventi vanno all’Ordine dei Frati Minori) e i suoi album, registrati anche negli studi di Abbey Road dove incidevano i Beatles, lo hanno reso popolarissimo. In autunno uscirà il suo terzo disco, e nel frattempo frate Alessandro porta il suo canto nelle sale da concerto e nelle piazze. Come una missione. Domani, lunedì 20 luglio, ai Giardini Ducali di Modena sarà protagonista (insieme ai Controtempo e al coro Voci del Frignano) del ‘Concerto per il Kenya’, con ingresso a offerta libera: il ricavato verrà destinato a un centro di accoglienza della diocesi di Malindi.

 

Frate Alessandro, nella sua vita la musica è arrivata prima della vocazione. Com’è andata?

«Fin da bambino la musica è stata una compagna di viaggio. Ho studiato organo e composizione: da ragazzino volevo diventare musicista, poi ho pensato che sarebbe rimasta solo una passione».

Ed è arrivata la chiamata del Signore...

«Mi ha sorpresa: non me l’aspettavo. Avevo iniziato un mio percorso di riflessione filosofica, finché è subentrata la presenza di Dio e mi sono accorto che era ed è una presenza vera. E’ venuto istintivo vivere come San Francesco: è stato un lungo dialogo di apertura fra il mio cuore e il cuore di Dio».

Aveva tralasciato la musica?

«Sì, l’avevo accantonata per concentrarmi più sulla spiritualità. Poi proprio i frati mi hanno insegnato che i talenti vanno messi a frutto, e ognuno può realizzare la propria vocazione in modi diversi: lavorando nell’orto, lavando i piatti o cantando. La voce è uno strumento di evangelizzazione».

Cosa significa cantare per lei?

«Testimoniare che Dio è entrato nella mia vita e l’ha resa un incanto. Ripeto spesso che non voglio essere famoso, anzi spesso vivo la popolarità come una croce, ma se serve a rendere famoso l’amore di Dio, allora è fondamentale».

In un mondo così rutilante, come si concilia il successo con la regola francescana?

«Nella nostra vita francescana, pur non mancando la dimensione contemplativa, c’è la precisa missione di annunciare il Vangelo nel modo in cui Dio ce lo chiede. Non c’è contraddizione, anzi è bello poter dire a tanta gente che è possibile essere felici con Dio e con Gesù».

Come sarà il suo prossimo album?

«La selezione di brani sacri sarà sempre variegata, con classici e moderni. Mi piace che si crei una varietà di colori, capace di generare emozioni che aprano il cuore all’ascolto e alla preghiera. Ci sarà una nuova versione dell’Adagio di Albinoni, un corale di Bach, l’Agnus Dei di Bizet ma anche una versione sinfonica di ‘Resta con noi Signore la sera’...»

Lei ha gusti musicali molto ampi: le piace anche il pop?

«Certo, quando la musica è bella e ben fatta è sempre parola di Dio. Mi è sempre piaciuto molto Michael Jackson, anche per l’amore che metteva nelle cose. Purtroppo è stato massacrato di fandonie e bugie».

E come sarà la sua estate?

«Un po’ in giro a cantare, un po’ in convento per i servizi di fraternità: accompagno le messe, aiuto in portineria, lavoro in falegnameria. Mi piace restaurare strumenti musicali, soprattutto harmonium che spesso vengono abbandonati: mi piace ridare loro il suono».