Sequestrati a Vittorio Fini conti e villa a Cortina

Azzerato il patrimonio per salvare le imprese. "Non ha versato i contributi"

Vittorio Fini

Vittorio Fini

Modena, 26 agosto 2015 - Non avrebbe versato contributi previdenziali per tre anni e per una cifra superiore ai quattro milioni di euro. A finire nei guai, con un decreto di sequestro di beni immobili e conti correnti firmato dal Gip, è il noto imprenditore Vittorio Fini, cognome che fa parte della storia economica modenese e a capo di Confindustria per due mandati. La crisi, infatti, dopo i precedenti fallimenti nel campo enogastronomico, ha intaccato nel tempo anche il settore motori sul quale l’imprenditore aveva negli anni deciso di investire.

Su richiesta del pm Mazzei, due settimane fa, il gip Lo Savio ha emesso un decreto di sequestro dei conti correnti dell’imprenditore, insieme alla villa di Cortina D’Ampezzo, sempre di proprietà di Vittorio Fini e già sottoposta ad ipoteca. Sequestri effettuati dalla guardia di finanza in fase di indagini preliminari. Secondo le accuse, Fini avrebbe appunto omesso di versare ricevute certificate e iva nel corso di diversi anni (quelli documentati vanno dal 2011 al 2013) per una cifra che raggiunge appunto i quattro milioni e 191 mila euro. A tanto corrisponde quindi il decreto di sequestro, dal momento che solo la villa a Cortina avrebbe un valore stimato di circa tre milioni di euro.

Le società finite nell’inchiesta ora in corso sono la ‘Modena Sport Car’ e ‘Le Cicladi Srl’, dove lavoravano oltre settanta persone e parte del gruppo di rivendita auto ‘Car Mix’, fondato dal patron dell’impero Fini e cedute in affitto d’azienda.

La situazione economica era purtroppo nota, anche a seguito della ormai lontana chiusura dello storico ristorante di Rua Frati e della cessione della gestione dell’hotel Real Fini di via Emilia Est. Una ‘storia di crisi’ che logora una parte delle più antiche famiglie modenesi che, come fa presente il legale rappresentante dell’imprenditore, l’avvocato modenese Fulvio Orlando, ha però intaccato nel corso del tempo l’intero patrimonio, pur di mantenere attive le proprie aziende e di garantire il posto ai tanti lavoratori dipendenti. Anche perchè – inutile nasconderlo – il tracollo del mercato delle auto ha avuto ripercussioni su tutto il paese e la stessa famiglia Fini ha tentato negli anni di ‘galleggiare’. Ora il difensore incaricato cercherà di dimostrare proprio come il noto imprenditore si sia sempre battuto per salvare le proprie aziende e come, pur in qualità di amministratore, non abbia mai incassato compensi. Il sequestro dei beni è scattato nei confronti dell’uomo essendo delle società il legale rappresentante ma, in base alle carte fornite da Fini, risulterebbe come gli stipendi ai lavoratori siano sempre stati versati nonostante le difficoltà. Stipendi, ma non cotributi, secondo le indagini. Da qui il decreto di sequestro del gip.