Pesaro, condannato in Venezuela. Luigi Federici dopo due anni torna a casa

"Ho già acquistato il biglietto Caracas-Bologna: mi dispiace di non riuscire a votare"

Ecco Luigi Federici in uno scatto fatto in casa di amici. In una mano una coppa di champagne, nell’altra il biglietto aereo

Ecco Luigi Federici in uno scatto fatto in casa di amici. In una mano una coppa di champagne, nell’altra il biglietto aereo

Pesaro, 4 marzo 2018 - Ha il biglietto aereo in una mano. E nell’altra un bicchiere di champagne per festeggiare con gli amici il rientro in Italia. Luigi Federici, 69 anni, torna a casa mercoledì 7 marzo dopo esser finito nelle carceri del Venezuela il 10 settembre 2015. La sua colpa? Aver acquistato 57 fringuelli vivi per riportarli a casa. Pensava di poterlo fare, invece si sbagliava. Arrestato all’aeroporto, è stato messo in cella e condannato a 6 anni di reclusione. Ne ha fatti più di 2. Poi l’intervento del governo e della giustizia italiana hanno permesso la scarcerazione. Ora Luigi Federici partirà martedì 6 alle 17.40 da Caracas per Curacao con volo Tap (linee portoghesi) e poi per Lisbona. Alle 13 del 7 marzo, volo per Bologna con arrivo alle 16.55.

«Il volo di rientro mi costerà 1200 dollari ma saranno i soldi meglio spesi – ha detto ieri Luigi Federici al telefono – qui lascio tanti amici dell’esercito, dal soldto semplice al generale. Ma è stata un’esperienza diabolica, con i primi otto mesi di fame e depressione. Mi sentivo meno di un numero, lontano da tutti. Temevo di non farcela, che ogni tentativo di uscire si sarebbe dimostrato inutile. Speravo nella politica per risolvere la mia questione ma poi ho capito che dovevo muovermi da solo, dovevo conquistarmi il rispetto e ottenere la libertà di fare qualcosa per passare il tempo».

«Avevo le mie grosse discussioni politiche con i graduati – dice Federici – quasi tutti sono chavisti radicali ma ogni tanto ho trovato dei moderati. Qui purtroppo c’è la fame ma ci sono anche supermercati dove trovi di tutto ma un chilo di pasta costa un mese di stipendio. Per tagliarmi i capelli, nel dicembre scorso, ho pagato 40.000 bolivar (10 centesimi). Ieri ho pagato 300.000 bolivar per lo stesso taglio di capelli e dallo stesso barbiere. L’equivalente di un euro. Ho vissuto però una grande esperienza – continua Federici – che se l’avessi avuta a 30 anni, la mia vita sarebbe cambiata parecchio. Ho imparato a riflettere sempre prima di prendere decisioni, respirare profondamente. Ora è finita ma tornerò in Venezuela. Lascio qui troppo amici. Intanto rivoglio la mia Pesaro per ricominciare una nuova vita. La terza. Riabbraccerò la mia famiglia, ci sono anche due nipotini in arrivo ma intanto il mio primo nipote Tommy che ho lasciato a sette anni e mezzo e ora ne ha 10. E lui ha pregato molto per me, anche cento preghiere per sera. E poi Lollo, un nipotino che ha 10 mesi e che non conosco».

«Ho anche timore delle domande della gente – dice Federici – magari qualcuno non crederà che sono stato arrestato per aver comprato degli uccellini. Eppure è andata così. Mi dispiace che non torno in tempo per votare. Ho fatto però campagna elettorale per la sinistra qui al Consolato. C’era la fila per votare. Adesso preparo la mia valigia, è piccola. Ci sono pochi vestiti comprati qua, dove ora la temperatura è di 28 o 30 gradi. Il mio prossimo lavoro? La pesca, un buon libro e i miei nipotini. Ma se il mio amico Pagnoni mi vorrà per portare il pane ai negozi alla mattina, io accetterò. Con tutti questi nipotini, i nonni devono essere generosi».