Delitto nel bosco, la confessione di Meta: "Un calcio, un pugno, poi la coltellata alla gola"

Sant'Angelo in Vado, il 20enne albanese, accusato dell'omicidio di Ismaele Lulli, ha confessato dopo 8 ore di interrogatorio FOTO: il funerale - la fiaccolata per Ismaele - sul luogo dell'orrore - i due fermati

 A sinistra, il presunto assassino di Ismale Lulli, Igli Meta, albanese, 20 anni, mentre viene portato via dalla caserma. Sotto la confernza stampa di ieri

A sinistra, il presunto assassino di Ismale Lulli, Igli Meta, albanese, 20 anni, mentre viene portato via dalla caserma. Sotto la confernza stampa di ieri

Sant'Angelo in Vado (Pesaro Urbino), 23 luglio 2015 - E’ un interrogatorio fiume, quello cui viene sottoposto ieri, nel carcere di Villa Fastiggi, dalle 16 elle 22 circa Igli Meta, il 20enne albanese accusato dell’omicidio volontario di Ismaele Lulli, 17enne di Sant’Angelo, suo amico da tempo (FOTO).

Igli ieri ha confessato: «Sono stato io, ho fatto tutto io, il ruolo di Marjo solo marginale». Doveva dire quali erano le sue responsabilità e quelle dell’amico. Ha ricostruito: «Dovevo legare Ismale per dirgli certe cose». E incredibilmente, Ismaele si sarebbe fatto legare. «Poi gli ho dato un pugno in faccia, un calcio e infine mi sono voltato dall’altra parte e ho sferrato la coltellata alla gola». Nel primo pomeriggio di ieri, il suo legale, Salvatore Asole, lo aveva annunciato: Igli confesserà. Addirittura chiederà perdono alla famiglia di Ismaele e a tutto il paese di Sant’angelo. Così è successo. Di sicuro ha detto molte cose, visto che è andato avanti per circa 8 ore.

Non si è ancora trovata l’arma del delitto, ma a questo punto è questione di ore. Durante l’interrogatorio di ieri Igli ha dato indicazioni precise su dove l’ha buttata. Probabilmente, non lontano da dove ha gettato il sacco con gli indumenti sporchi del sangue di Ismaele e una scarpa, sempre della vittima. I carabinieri, ieri, avevano fatto ulteriori ricerche (VIDEO).

Qual è il ruolo di Marjo Mema, in questo omicidio? E’ uno di punti interrogativi più importanti, a cui ancora le indagini non hanno dato risposte definitive. Si attendono i rilievi del Ris, si cerca di capire ad esempio se il corpo di Ismaele è stato trascinato da una o più persone, e si attende soprattutto il verbale di interrogatorio di Igli. La difesa di Marjio Mema, il legale Umberto Levi, sostanzialmente ha questa linea: «Marjio non ha neanche assistito all’omicidio, perché Igli gli ha detto di attendere in basso, molto prima della croce, perchè lui doveva andare a discutere con Ismaele. Quando lo ha visto tornare, era tutto sudato, sporco di sangue, e quando gli ha chiesto spiegazioni, più volte, Igli non gli ha mai risposto». Poi Marjio, dopo il bagno nel fiume a Parchiule, torna a casa, va alla festa della birra a Fermignano, e alle una e trenta i carabinieri lo vanno a prendere a casa: «Mamma io non ho fatto nulla», dice. Resta il fatto che in caserma, poi, Marjo fa parziali ammissioni. Senza la presenza dell’avvocato, vero, ma il suo viene giudicato dagli inquirenti un atteggiamento più collaborativo. E gli inquirenti sostengono che Marjo era presente eccome quando è stato effettuato l’omicidio.

Igli punta ad evitare almeno la premeditazione dell’omicidio volontario, il reato di cui è accusato con l’aggravante di aver agito contro persona in minorata difesa. Insomma, quel nastro adesivo che gli hanno trovato in macchina, il coltello che si era portato dietro («Era di mio nonno e lo tengo sempre con me») e un solvente sono tutte cose che uno, al limite, si porta con sé sempre, indipendentemente dal fatto che voglia o no ammazzare qualcuno. Ma la ricostruzione fatta dai carabinieri va in tutt’altra direzione.

Oggi si ricomincia con la ricerca dell’arma. Igli ha cambiato atteggiamento: da quello della sfrontatezza tenuto nelle prime ore successive al fermo, alla collaborazione, infine alla confessione. Ce lo ha spinto il suo legale. Il reato di cui è accusato è omicidio premeditato con l’aggravante: rischia fino all’ergastolo o i trent’anni. Ma la premeditazione, dice il suo avvocato, alle 11 di sera, a interrogatorio concluso, «credo che al 99% possiamo escluderla».