Cervia, abusi sessuali su una minorenne. Giovane finisce nei guai

Avance sul divanetto, chiusa l’inchiesta: la Procura punta al processo

Abusi sessuali

Abusi sessuali

Cervia, 12 novembre 2017 - Baciata, fatta sdraiare sopra di lui, ripetutamente palpeggiata e costretta a una carezza intima. È il quadro accusatorio per il quale la procura vuole processare un cervese poco più che maggiorenne. Perché va in questa direzione l’avviso di chiusura inchiesta appena notificato al ragazzo per violenza sessuale ai danni di una minorenne. Da parte sua l’accusato, nell’interrogatorio disposto dal pm Angela Scorza, alla presenza del suo avvocato Massimiliano Nicolai aveva ammesso di avere avuto un contatto con quella ragazza poco più giovane di lui. Anzi, di averci provato sul divanetto di casa avendo all’inizio inteso un suo consenso. Ma aveva precisato di avere desistito quando la giovane aveva chiaramente manifestato la sua ritrosia. La prima persona a fare esplodere il caso, non era stata la giovane bensì la preside della scuola dove lei studia. La dirigente era andata dai carabinieri per riferire che la ragazza aveva subito molestie sessuali da un giovane il quale con una scusa l’aveva convinta a seguirlo a casa sua.

Un'accusa che la diretta interessata non solo aveva ribadito a suo tempo in caserma: ma che aveva confermato anche davanti al gip Antonella Guidomei in incidente probatorio. Secondo quanto ricostruito dai militari dell’Investigativo sulla base delle testimonianze sia della minore che di alcuni amici che quella notte si trovavano con lei, tutto si era verificato tra il 3 e il 4 giugno scorso a Milano Marittima. La ragazza in particolare aveva riferito che si trovava in un locale rivierasco quando era arrivato il giovane ora indagato. Quest’ultimo a un certo punto le aveva detto che doveva tornare a casa a prendere della roba. E così lei e un amico della sua comitiva avevano deciso di seguirlo. Lei aveva da subito dovuto respingere un tentativo di baciarla. In ogni modo, una volta arrivati a casa, l’amico aveva atteso nei paraggi mentre lei e l’altro erano saliti di sopra. Si erano quindi accomodati sul divano: e lui a quel punto – sempre secondo l’accusa – aveva iniziato a provarci palpeggiandola e poi stendendola con la forza sul divano. Lei allora aveva cominciato a mandare messaggi con richieste di aiuto all’amico rimasto fuori: ma quando questi la richiamava, lei lo liquidava con un niente, niente a suo dire per non irritare il padrone di casa. Quando però a un certo punto aveva realizzato che la cosa si stava spingendo molto avanti, ecco che allora aveva chiesto all’amico di andarla a prendere. A riaccompagnarla, era stato il padrone di casa: e quando lui se ne era andato, lei di fronte all’amico era scoppiata a piangere. Era stato proprio quest’ultimo che il giorno dopo a scuola aveva deciso di parlarne con la preside. La dirigente aveva poi raccolto le confidenze della ragazza: e da qui la vicenda in poche ore era approdata sui tavoli dell’Arma. Quello stesso giorno – siamo al 5 giugno – anche la ragazza e il giovane accusato si erano incontrati: lui le aveva chiesto scusa ma aveva cercato di accollare a lei la colpa di quanto accaduto la notte prima parlando di provocazione.