Freddo e brina, ancora gravi danni all'agricoltura del ravennate

La mappa delle zone colpite dalle brinate fra il 20 e il 22 aprile. Per Misirocchi, presidente Cia, serve un provvedimento che favorisca il ricorso all'assicurazione

Brina in campagna (Foto Ravaglia)

Brina in campagna (Foto Ravaglia)

Ravenna, 26 aprile 2017 - Dopo le grandinate e le forti raffiche di vento dei giorni scorsi, anche le brinate hanno colpito duramente i frutteti e i vigneti della provincia di Ravenna. A denunciare la situazione è il presidente della Cia di Ravenna, Danilo Misirocchi.

In particolare, a provocare ulteriori gravissimi danni al settore, sono state le forti escursioni termine registrate nelle mattinate del 20, 21 e 22 aprile. Le zone più colpite sono state il faentino e in particolare Pieve Corleto, Reda, Albereto, San Giovannino, Basiago, San Pier Laguna, Granarolo, Pieve Cesato, Fossolo; il territorio lughese in particolare San Potito, Bagnacavallo, Villa San Martino, Voltana e, nel ravennate, San Pietro in Campiano. Anche i fondovalle di Brisighella e Casola Valsenio potrebbero essere stati interessati da abbassamenti termici in grado di provocare danni a frutteti e vigneti. Le colture colpite maggiormente sono state la vite e il kiwi dove sprovvisti di impianti antibrina. Anche altre colture da frutto hanno riportato danni.

In certi casi la produzione è stata azzerata, il altri casi vi saranno danni in percentuale da valutare. Visivamente l’impressione peggiore è data dai vigneti con tutti i germogli ‘lessati’ dal gelo.

Maggiore o minore entità dei danni da brina, su impianti anche a poca distanza l’uno dall’altro, sono da collegare alle particolari situazioni microclimatiche locali, allo stato vegetativo delle piante, alla varietà, per fare alcuni esempi.

Il reddito delle aziende agricole, a seguito di questa duplice mazzata, è messo a dura prova, ma anche le ripercussioni sull’indotto saranno significative in quanto in alcune zone il raccolto è stato compromesso totalmente. Come rimediare? «L’Unione europea – afferma Misirocchi - prevede lo strumento assicurativo come unica arma a difesa delle colture colpite dalle calamità atmosferiche e, proprio per questo motivo, le procedure per la stesura del PAI (piano assicurativo individuale) dovrebbero essere celeri e semplici mentre oggi ci troviamo ancora in grande difficoltà per la chiusura dei PAI del 2015: urge un provvedimento normativo in grado di superare questa situazione paradossale che non favorisce, da parte delle imprese, il ricorso all’assicurazione».