Omicidio di Ravenna, sospetti sul suocero

L'ipotesi del pm: "Aiutò il figlio Matteo Cagnoni a ripulire la scena"

Matteo Cagnoni, accusato dell'omicidio della moglie Giulia Ballestri (Zani)

Matteo Cagnoni, accusato dell'omicidio della moglie Giulia Ballestri (Zani)

Ravenna, 17 novembre 2016 - Una svolta fondamentale, che potrebbe incanalare in una direzione definitiva il caso dell’omicidio di Giulia Ballestri, la 39enne massacrata a colpi di bastone lo scorso 16 settembre, a Ravenna in una villa disabitata. Accusato del delitto è il marito, il dermatologo dei vip Matteo Cagnoni, 51 anni. Ma dall’udienza del Tribunale del riesame che si è svolta ieri è emerso un preciso filone di indagine, fin qui sconosciuto. La difesa di Cagnoni ha chiesto il dissequestro di abiti e scarpe appartenenti non al presunto uxoricida, ma al padre Mario, 85 anni, ex professore universitario di medicina interna all’ospedale di Careggi a Firenze, la città dove vive, che ora è indagato per favoreggiamento.   Ma per quale motivo la Procura ravennate ha chiesto il sequestro di abiti e scarpe dell’uomo? Cosa cercano gli inquirenti in quegli oggetti che appartengono a una persona che vive a centinaia di chilometri di distanza dal luogo dove si è consumato l’omicidio della nuora? La risposta più che plausibile è che stia prendendo piede un’ipotesi fin qui inedita, nel lavoro degli investigatori. E cioè che il padre possa essere stato presente nella villa dopo l’omicidio, quindi tra venerdì 16 e domenica 18, quando è stato ritrovato il corpo della donna e la polizia ha raggiunto a Firenze, proprio nella villa del padre, Matteo Cagnoni. In quell’occasione il medico tentò anche di fuggire dalla finestra, alla vista delle forze dell’ordine.    Padre e figlio complici nel tentativo di ripulire la scena del delitto: è questo lo scenario che i magistrati stanno passando al vaglio. Alla richiesta di dissequestro avanzata dall’avvocato Giovanni Trombini, il pm Cristina D’Aniello ha chiesto perché quegli indumenti fossero tanto importanti per la difesa. La domanda resta, anche se da un punto di vista procedurale il Riesame presieduto dal giudice Milena Zavatti ha stabilito l’incompetenza territoriale di Ravenna, perché l’inchiesta per favoreggiamento è aperta a Firenze, dove vive Mario Cagnoni. Dalla città toscana, se il filone di indagine trovasse conferma, padre e figlio potrebbero essersi mossi per tornare a Ravenna, dopo che il dermatologo aveva portato i tre figli nella casa di famiglia.    Forse nella giornata di sabato, all’indomani dell’omicidio, perché domenica i due uomini sono stati a Bologna, proprio dall’avvocato penalista, prima ancora che il cadavere della donna venisse scoperto e partisse la caccia al marito sospettato. Dunque, non solo un favoreggiamento nel coprirgli la fuga, ma anche nell’occultare le prove e ripulire la scena. La Procura sta lavorando sui filmati, per cercare riscontri. E non solo per valutare la nuova ipotesi di reato a carico del padre. Ma perché la sua presenza nella villa dell’orrore all’indomani del delitto sarebbe la prova regina della colpevolezza del figlio.