Escort a propria insaputa. Il suo numero era all’autogrill

Aspirante cliente denunciato per molestie, e assolto, per alcune telefonate notturne alla donna

Uno smartphone (La Presse)

Uno smartphone (La Presse)

Ravenna, 3 marzo 2015 - Veniva reclamizzata come escort, ma a propria insaputa e contro la sua volontà. Riceveva telefonate a tutte le ore del giorno, anche la notte, da parte di uomini – uno in particolare – che le chiedevano un appuntamento. Ma il marito non gradiva, tanto che lui stesso in più occasioni aveva dovuto afferrare il cellulare per respingere le avance telefoniche rivolte alla bella consorte. Ma dove avrebbero trovato il suo numero lo spasimante respinto? In un autogrill di Perugia.

L’ANOMALIA è che lei vive a Ravenna, mentre lui, 27 anni, sta a Caserta, cosa che avrebbe reso problematico l’ipotetico incontro. Alla fine il giovane si è trovato a processo per molestie, ma ieri mattina è stato assolto dal giudice Andrea Galanti. Poche le telefonate contestate – una decina – e in un breve lasso di tempo, dal 26 luglio a 4 agosto 2011. Resta il giallo di quel numero, finito chissà come sui muri dell’autogrill. Uno scherzo di cattivo gusto, un errore o la semplice eredità scomoda di un contatto bollente? La donna ha raccontato di aver ricevuto alcune chiamate anche in piena notte, opponendo sempre un rifiuto alle prestazioni richieste e accompagnate da frasi tipo «sei bella, voglio incontrarti».

E di essersi decisa a presentare denuncia alla caserma ravennate di via Alberoni dopo aver ricevuto un ‘mms’ dal contenuto particolarmente piccante. «In seguito – ha detto – tenevo spento il telefono. Poi un mese dopo dovetti cambiare numero. Ma un anno più tardi, a settembre 2012, ricevevo altre telefonate mute da un numero privato».

In aula un carabiniere ha confermato che sull’utenza della signora, in quella settimana e mezzo dell’agosto 2011, arrivarono dieci chiamate, metà delle quali alle 4 di notte, per la maggior parte provvenienti da numero privati quindi anonimi. Solo di un paio c’era la prova che a chiamare fosse stato il 27enne campano. 

IL LEGALE di parte civile della donna – presente al processo col marito – chiedeva un risarcimento di 1500 euro di danni morali e materiali, per quel periodo da ‘incubo’, breve ma intenso.  LA PROCURA, con il ‘vpo’ Katia Ravaioli, chiedeva un mese di arresto per il ‘molestatore’ casertano, peraltro invischiato in procedimenti analoghi in altre realtà come Prato e Vicenza. La difesa dell’uomo, con l’avvocato Sara Scarpellini, ha invece evidenziato una ricostruzione parziale dei tabulati, con individuazione delle celle di arrivo delle telefonate (Ravenna) ma non quelle di provenienza.