Litigio tra ‘prof’ e studentessa: al liceo arrivano i carabinieri

L’insegnante l’avrebbe tirata per un braccio per requisirle il cellulare

Immagine d’archivio

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Ravenna, 3 ottobre 2014 - Tempi moderni. Intanto per l’oggetto del contendere, un cellulare. Uno smartphone di ultima generazione in un posto — un’aula delle superiori — dove al più dovrebbe stare dentro lo zaino. Lei, studentessa 18enne di quinta, descritta come abbastanza vivace (eufemismo), lo utilizzava per registrare in diretta il bisticcio col ‘prof’. Lui, che a un certo punto scatta in piedi dalla cattedra e nel tentativo di sottrarle l’apparecchio finisce per tirarla per un braccio. Sono questi lo scenario e il contesto che ieri mattina hanno richiesto l’intervento dei carabinieri nella classe di una scuola di Ravenna. Chiamati dalla stessa studentessa — e con lo stesso cellulare divenuto pomo della discordia —, che poi ha manifestato l’intenzione di andare al pronto soccorso per farsi refertare, nell’ottica di una eventuale (e non improbabile) denuncia. Peccato che proprio due compagni della giovane, presenti al momento del diverbio, la smentiscano e si siano schierati dalla parte dell’insegnante. Peraltro descritto, nell’istituto scolastico, come irreprensibile e stimato dagli alunni.

La ragazza, invece, di nazionalità albanese, mostra un curriculum più problematico. Brava sui libri, meno sotto l’aspetto del comportamento. Tanto che lo scorso anno fu sì promossa, ma col cartellino giallo del sei in condotta, l’equivalente dell’otto prima della riforma Gelmini. Questi i fatti, che non sono in discussione. Lo è, piuttosto, la presunta ‘strattonata’ da parte del professore. Il preside per ora ha registrato la vicenda in poche righe di una nota disciplinare, affidata per conoscenza anche ai carabinieri che ieri mattina, verso le 11, si sono presentati in classe. E che, in assenza di gravi lesioni (tali se sopra i 20 giorni di prognosi), non possono procedere d’ufficio e attendono eventuali denunce.

Poco prima, intorno alle 10.40, c’era stato il diverbio, culminato in una lieve colluttazione nel tentativo dell’insegnante di requisire alla studentessa il cellulare col quale ne registrava il ‘severo’ rimprovero. Lui ha poi reagito con una nota sul registro, lei chiedendo l’intervento dei carabinieri. Prima, però, la 18enne ha bussato alla porta del preside, ‘accompagnata’ da due compagni. I quali, tuttavia, hanno negato un atteggiamento violento da parte del docente. La ragazza ha inoltre chiamato i genitori: sono gli stessi che, nel febbraio 2010, quando la giovane era in terza media, irruppero in classe e minacciarono con un coltello una professoressa per un banale rimprovero alla figlia.

Oggi il dirigente scolastico sentirà gli altri studenti. Se la storia dovesse trovare riscontri, l’insegnante rischia un procedimento disciplinare. In caso contrario verrà tutto archiviato. Un tempo i prof davano bacchettate sulle mani e facevano inginocchiare sui ceci. Oggi, a quanto pare, basta una (presunta) stretta di braccio, per quanto energica, perché il maestro diventi cattivo. Tempi moderni.