Pescatore morto, al setaccio l’aria delle bombole

C’è un indagato per il decesso del 53enne avvenuto in pialassa mentre raccoglieva vongole

STEFANO ZAFFAGNINI C’è un indagato per la morte del pescatore 53enne (foto Corelli)

STEFANO ZAFFAGNINI C’è un indagato per la morte del pescatore 53enne (foto Corelli)

Ravenna, 15 giugno 2016 – Si vuole capire se quanto accaduto sia stata la diretta conseguenza di un malore in acqua. O se piuttosto qualcosa nelle bombole non abbia funzionato bene finendo così con il provocare la morte del sub. È per questo motivo che la procura, in attesa dei risultati dell’autopsia, ha notificato un avviso di garanzia per l’omicidio colposo di Stefano Zaffagnini detto ‘Titto’, il 53enne di Filetto deceduto il 4 maggio scorso mentre pescava vongole nella pialassa a ridosso di Porto Corsini.

L’indagato è l’operatore che gli inquirenti hanno individuato quale responsabile formale dell’attrezzatura: un atto dovuto quello compiuto nei suoi confronti dal pm Monica Gargiulo titolare del fascicolo in ragione della consulenza tecnica sull’attrezzatura – tra le quali un paio di bombole – già affidate a un esperto. E le prove, già in corso, riguarderanno non solo le caratteristiche tecnico-meccaniche delle bombole ma anche la qualità dell’aria in esse presente. La stessa cioè che il 53enne aveva respirato fino a poco prima della morte. Secondo i rilievi di carabinieri e vigili del Fuoco, questi ultimi intervenuti per recuperare il cadavere, Zaffagnini si era all’improvviso disfatto di tutto – compresa la cintura dei piombi – forse nel disperato ultimo tentativo di riguadagnare la riva. Tanto che le bombole erano state recuperate in un altro punto. Un comportamento insomma giustificabile solo alla luce di un improvviso cambio delle proprie condizioni fisiche. Doveroso per gli inquirenti togliersi su questo frangente qualsiasi dubbio sull’aria respirata.

Per il 53enne, originario di Lugo e noto per avere gestito in passato il ‘Baretto’ sul molo di Marina di Ravenna, il lavoro di pescatore professionista era una novità. Un sogno che si era realizzato appena un mese prima con un lavoro che Titto esercitava nell’ambito di una cooperativa di cui era socio-fondatore e che ha in concessione alcune zone della pialassa proprio per la raccolta di mitili. I soccorritori lo aveva trovato in un punto dove si tocca. Quella mattina lui e un collega si erano immersi assieme. Poi ognuno si era occupato del proprio settore. Verso le 13 il collega aveva però notato che il 53enne, ancora legato al pallone di segnalamento, non si muoveva più: probabilmente era già annegato. Era scattato l’allarme anche grazie ad alcuni ragazzi che gestiscono un capanno in zona, ma ormai per il 53enne non c’era stato proprio più nulla da fare.