
A processo la maitresse cinese che gestiva un giro di "squillo"
Scoprire la casa dove si prostituivano almeno quattro donne, tutte cinesi, non era stato difficile. Un vigile urbano si era finto cliente e rispondendo ad uno degli annunci, pubblicati tra siti e riviste specializzate, si era presentato nell’appartamento, in via delle Grazie. Aveva pattuito anche la prestazione sessuale con il relativo costo. Aperta la porta però aveva mostrato il distintivo e per la presunta maitresse, una cinese di 50 anni, erano scattate le manette. La donna avrebbe gestito un giro di prostituzione, allargato anche ad altre strutture. A cinque anni dai fatti la cinese è finita a processo davanti al collegio penale. E’ accusata di induzione e sfruttamento della prostituzione. Era aprile del 2018 quando gli agenti della sezione giudiziaria della polizia locale, guidati dal maggiore Marco Caglioti, entrarono nell’appartamento che l’imputata aveva preso in affitto pur avendo la residenza a Prato. All’interno erano state trovate quattro connazionali, tra i 45 e i 50 anni. Stando alle accuse la cinese accusata mandava avanti il giro di squillo almeno dal 2015. Sulle ragazze aveva adottato anche un codice di comportamento, per indirizzarle ai clienti. Le prestazioni avevano un tariffario che arrivava anche a 100 euro. La donna era stata trovava con quattro cellulari, sequestrati e fatti analizzare all’analista forense Luca Russo dal pm Rosario Lioniello che coordinava le indagini. Proprio dai telefonini erano emerse le responsabilità dell’imputata. Nell’udienza di giovedì la donna non si è presentata. Sarebbe irreperibile. Prossima udienza il 30 novembre per discussione e sentenza.
ma. ver.