Costretta a bere l'acqua del wc, sospesa una compagna

Bullismo, niente scuola per una settimana. Il provvedimento della media di Jesi fa infuriare il papà della vittima

Caso di bullismo

Caso di bullismo

Jesi (Ancona), 28 aprile 2016 - Acqua del water fatta bere alla compagna di undici anni, sarà sospesa per una settimana la ragazzina che, materialmente, l’ha prelevata per poi offrirla all’adolescente. Nessuna conseguenza per le complici o presunte tali del gesto di bullismo messo a segno venerdì mattina a Jesi in palestra (all’ex seminario di via Lorenzo Lotto), appena conclusa l’ora di educazione fisica.

Ma il provvedimento deciso, dopo il consiglio straordinario di classe di sabato, dagli insegnanti e dalla dirigente scolastica della scuola media Lorenzini, potrà essere impugnato dai genitori dell’autrice del gesto entro due settimane e quindi eventualmente anche ridotto.

La decisione della sospensione di una settimana (in vigore non da subito ma decorse le due settimane), provvedimento non comunicato ufficialmente all’amministrazione comunale, ha fatto indignare i genitori della vittima. Ieri il padre è andato dalla dirigente scolastica Rosa Ragni per capire il responso e un volta appreso del «provvedimento all’acqua di rose» ha duramente criticato la dirigente.

«Una scuola deve applicare il principio di equità – spiega il padre -. Mia figlia per un mese dovrà essere sottoposta ad accertamenti per scongiurare danni fisici che mi auguro davvero non ci saranno. Non sappiamo che tipo di batteri contenesse quel bicchiere, non lo sapremo prima di un mese. Per questo penso che almeno un mese l’autrice del gesto dovrebbe restare a casa. Mi sembra equo. Purtroppo non abbiamo strumenti per impugnare la decisione ma ci siamo fatti sentire perché un gesto del genere non può passare in cavalleria. Questa ragazzina come le altre presunti complici hanno solo undici anni, a 18 che faranno?». Il corpo docenti sarebbe convinto che «educare sia più opportuno che punire».

Il papà della vittima però, nonostante la rabbia, non pensa di ritirare la figlia da quella scuola: «Sarebbe un trauma ancora più forte per lei. Per fortuna mia figlia è forte». L’autrice del gesto, 12 anni appena compiuti, avrebbe dalla sua i genitori concordi nel dire che è stata una bravata. All’origine del gesto forse ispirato dai social network, invidie o antipatie legate ai primi amori delle compagne di classe. Se la scuola ha deciso per questo provvedimento ‘soft’ solo nei confronti di una ragazzina, proseguono le indagini scaturite dalla denuncia dei genitori dell’undicenne che, dopo tre giorni di riposo, martedì è tornata a scuola nel banco vicino a quello dell’autrice «rea confessa». Nelle prossime ore saranno ascoltati tutti i genitori coinvolti.