"Aeroporto, c’è il fallimento con le richieste sindacali"

La società che gestisce lo scalo contesta le posizioni dei rappresentanti dei lavoratori: "Hanno fatto assumere 20 persone con milioni di euro di perdite"

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C’é turbolenza nei cieli dell’Ancona International Airport. I sindacati due giorni fa hanno minacciato lo sciopero mettendo sul piatto una serie di problematiche a partire dai licenziamenti che la società vuole mettere in atto. Parole e minacce che non sono piaciute al management dello scalo che le definisce "infondate e tendenziose".

"Nel summit convocato in prefettura, dopo due ore di confronto – replicano i manager dell’aeroporto – le parti hanno convenuto di stilare un verbale negativo, stante la distanza incolmabile tra le reciproche posizioni. Paradossale la pretesa delle organizzazioni sindacali di prorogare sine die la procedura di licenziamento, dopo che l’8 aprile 2020 gli stessi sindacati hanno sottoscritto un verbale di accordo che prevedeva per i lavoratori interessati dalla procedura di migrare nelle società appaltatrici che si sono aggiudicate i servizi di pulizie e sicurezza. Paradossale, perché 6 unità sono state adeguatamente incentivate all’esodo e sui residuali 10 dipendenti potenzialmente interessati, solo uno ha colto l’opportunità mentre molti altri nemmeno si sono presentati al colloquio con l’impresa aggiudicataria. Eppure la Ancona International Airport aveva addirittura garantito di colmare il gap retributivo tra l’attuale contratto di lavoro e quello eventualmente stipulato con l’impresa appaltatrice".

Ma la società rincara la dose: "Sembra assurdo che dopo tre anni di ammortizzatori sociali il sindacato abbia ancora la sfrontatezza di richiedere proroghe e non abbia compreso la necessità di rispettare i vincoli imposti dalla Commissione Europea in occasione dell’erogazione degli ‘aiuti di Stato’ grazie ai quali è stato possibile salvare l’aeroporto delle Marche. Non è possibile che il sindacato arrivi a strumentalizzare anche le richieste di riduzione dell’orario, offerte ai lavoratori su base volontaria, quando la parte datoriale si era limitata ad avanzare una progettualità e una proposta di riorganizzazione di buon senso (vista l’attuale penuria di voli) finalizzata a evitare nuovi tagli. Questa apertura è stata bollata come ‘flessibilità poco chiara’ e l’iniziativa è stata bocciata dal sindacato ma non dal personale, che sta comprendendo i sacrifici che la società di gestione aeroportuale sta sostenendo per pagare con regolarità gli stipendi, onorare le obbligazioni contratte, realizzare gli investimenti promessi e garantire un futuro al nostro aeroporto".

"Lo scalo di Ancona – dice l’ad Carmine Bassetti (foto) – ha bisogno di stabilità e sostenibilità. Ricordiamo che nel febbraio del 2015 (tre anni prima del concordato preventivo, ndr) con una società aeroportuale al collasso finanziario, perdite di milioni di euro e traffico passeggeri ridotto a pochi voli, le organizzazione sindacale pretesero che venissero stabilizzati 20 dipendenti con contratti a tempo indeterminato portando il totale dei dipendenti a 104: 60 unità dirette in più rispetto ai volumi di traffico e ai ricavi ante covid. Non è possibile continuare a fare propaganda dando per scontato che c’è sempre qualcuno che paga il conto. La società è giunta all’ultima spiaggia con la concessione dell’aumento di capitale approvato dalla commissione europea che ha chiesto una profonda ristrutturazione e che quest’ultima venisse fatta da un privato a capo della società di gestione. Se perdiamo anche questa opportunità si torna al fallimentare senza alcuna possibilità di salvataggio. La Regione si ritroverebbe senza un aeroporto internazionale con danni incalcolabili per un settore turistico che oggi fatica a riprendersi".

Alfredo Quarta