Appalti e frode Imprenditore scagionato

I lavori in due condomini, subappaltati ad una impresa campana, rischiavano di far condannare per frode fiscale un imprenditore edile di Fabriano perché non si ritrovava più la documentazione per tracciare i pagamenti effettuati. I guai per lui, un 50enne che era a capo di una piccola azienda a conduzione quasi familiare, sono iniziati nel 2018, quando l’agenzia delle entrate ha fatto un controllo ad una società a Casal di Principe, in provincia di Caserta. La società in questione è risultata essere una società cartiera, utilizzata soltanto per produrre carte contabili, come copertura di attività illecite nei confronti del fisco. Nel controllo erano emerse fatture emesse per l’impresa del fabrianese, tutte datate 2013, riferibile a dei lavori svolti nelle Marche. Il 50enne in quel periodo aveva avuto troppo lavoro e, stando alla difesa, rappresentata dall’avvocato Ruggero Fittaioli, aveva subappaltato due cantieri: uno a Fabriano e l’altro a Camerano, per due condomini privati. Per pagare tre operai che avrebbero lavorato per conto della società campana, aveva saldato una decina di fatture, di importi tra i 6mila e i 2mila euro. Per il Fisco però non sarebbe stato vero. Le fatture sarebbero state false e i lavori quindi non eseguiti. Quelle fatture il 50enne non era in grado di dimostrarle con i pagamenti che aveva effettuato, un po’ tramite bonifici bancari, altri con assegni circolari e altri ancora in contanti. Ad inguaiarlo sarebbe stato anche il fallimento della banca a cui si appoggiava, Banca Etruria, per il quale avrebbe perso parte della contabilità tracciabile. In mano aveva solo i movimenti del conto corrente che non specificavano però la tipologia del lavoro effettuato e saldato. Martedì l’imprenditore ha affrontato l’udienza preliminare davanti al gup Alberto Pallucchini, scegliendo di essere processato con il rito abbreviato. Il giudice lo ha assolto. La difesa ha puntato sul fatto che i lavori ai due condomini sono risultati eseguiti.

ma. ver.