Bimba attende il logopedista da quattro anni

La richiesta della mamma al "Bignamini" nel 2016, poi i rinvii e quindi il Covid: "A pagamento quando vogliamo, ma non abbiamo i soldi"

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C’è una sanità che funziona e che lavora ma spesso è messa ko dalle tante richieste e dall’impossibilità fisica di fare fronte ad esse. Dietro quelle istanze però ci sono persone spesso disperate, frustrate per la malattia e per le attese che accrescono il disagio già patito.

E’ il caso tutto osimano di una mamma che da anni sta aspettando l’inserimento della figlia in un programma specifico per disturbi del linguaggio. "Quattro anni fa avevo fatto richiesta al "Bignamini" di Osimo per inserire mia figlia con problemi di logopedia all’interno del percorso terapeutico previsto dal centro. Avevo seguito tutte le pratiche che mi avevano chiesto di fare, visita specialistica e quant’altro. Mi aveva detto che la lista di attesa era lunga due anni. Oggi ne sono passati quattro però e mia figlia, dieci anni, non è ancora entrata".

Anna Maria Puglisi oggi è esasperata. E’ triste, come suo marito, perché la piccola non ha ancora potuto beneficiare di quel servizio che tanto le avrebbe dato sollievo. Dall’altra però, da cittadina, è furiosa con l’ente in questo caso che di recente le avrebbe rimandato, di nuovo, un’eventuale data di inserimento con una soluzione che alla donna sa di beffa.

"Pochi giorni mi hanno informato che le liste si sono addirittura allungate – continua l’osimana -. Se invece mi dovessi rivolgersi a privati, a pagamento ovviamente, ci sarebbe posto anche subito. La mia famiglia però non se lo può permettere. E’ fuori ogni discussione che italiani che pagano le tasse regolarmente debbano subire tutto ciò".

Certo il periodo, a causa della pandemia, non promuove la velocità delle cure. "Complice anche l’emergenza Covid che ha allentato le maglie, è slittato di nuovo tutto. A essere onesta non so se è il vero motivo. In ogni caso mia figlia non è l’unica a trovarsi in questa situazione di stallo. Ci sono tantissimi bambini bisognosi di queste e altri tipi di cure che stanno rimanendo indietro, a scuola ora e poi lo saranno nella vita di tutti i giorni. E’ uno strazio. Nel mio caso mi sento presa in giro: voglio risposte vere, non continui rimandi. Spero che una risposta positiva possa arrivare presto".

Come quello della figlia della signora Puglisi infatti ce ne sono tante di situazioni difficili, inascoltate o comunque irrisolte, non solo nel campo della logopedia.

Silvia Santini