Bomba Ancona, "Noi fra i 12mila sfollati di gennaio". Ecco la zona rossa

Viaggio nel quartiere della maxi evacuazione: "Un po’ esagerato"

Sopralluogo agli Archi, nel luogo del ritrovamento della bomba (foto Antic)

Sopralluogo agli Archi, nel luogo del ritrovamento della bomba (foto Antic)

Ancona, 8 novembre 2018 - Evacuazione. E’ questa la parola che ieri (e sicuramente pure nei prossimi giorni) riempiva i portici del quartiere Archi. Nei bar, negozi, ristoranti e all’interno delle abitazioni non si parlava d’altro. «Eh già, perché è un evento ‘straordinario’ per la città – dice Valentina Bernardini, residente in via Marconi, che verrà evacuata insieme agli altri 12mila anconetani che vivono nella zona rossa – Il 20 gennaio quando verrà fatta brillare la bomba d’aereo trovata nel quartiere andrò dai miei genitori, che abitano in un’altra zona e ne approfitterò allora per godermi la nipotina. Alla fine, lo sfollamento non crea troppi problemi anche perché, intelligentemente, hanno pensato ad una domenica: giornata in cui non si lavora e si è più liberi».

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«Questa zona è stata completamente bombardata sotto la guerra. Una cadde anche nel cortile del palazzo – dice il compagno di Valentina, Valerio Discepoli – Al momento attendiamo solo che il Comune ci faccia sapere come dovremo muoverci, in modo da avere le idee più chiare». Al ristorante Sot’aj Archi c’è la titolare Paola Amoruso. «Ad ottobre venni a sapere della notizia dai clienti a pranzo – ricorda – Notai una certa preoccupazione ma col trascorrere dei giorni ci si è tutti tranquillizzati. Il 20 gennaio rimarrò chiusa, ma perché capita nel giorno di riposo. Se avessero scelto un infrasettimanale sarebbe stato il caos».

Sarà invece una «scocciatura» e un giorno «da cancellare» per chi è più in su con l’età. «E noi dove andiamo? Mica possiamo fare come i giovani, che vanno dalla mamma – dicono ironicamente Pietro Di Maggio e Pietro Esposito – Alla domenica di solito trascorriamo la giornata a giocare a carte al bar. State a vedere che ci toccherà farlo in qualche struttura. Piuttosto – aggiungono – ci organizziamo per fare una gita fuoriporta». E così faranno infatti sia Angelo Lazzarini che Nazzareno Cionfrini. «Mi organizzerò per andare in un’altra casa che ho a Porto Recanati – fa Lazzarini – partendo magari la sera prima per tornare poi domenica, quando sarà tutto finito».

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E Cionfrini: «Anche io ho una casa là e probabilmente sarà la soluzione più adatta». «Ho letto dell’evacuazione – dice Marino Menghini –, ma mi domando come faranno a spostare tutti quegli anziani con problemi di deambulazione, le persone malate e via così. Non credo sarà una cosa semplice anche perché è la prima volta che accade qui seppur, poco tempo fa, avvenne a Fano» Se invece per Laura Pierpaoli, della Tabaccheria di via Marconi «non c’è alcun problema perché rimango chiusa e abito a Posatora, quindi sono lontana dal raggio di 800», non è così per alcuni clienti che, con la promessa che rimarranno nell’anonimato, confessano che quel giorno «rimarremo ‘tappati’ in casa, con le serrande abbassate e le luci accese pure di giorno, senza rispondere al citofono. Ma figuratevi se alle 9 di domenica usciamo per tornare, forse, dopo 10 ore. Poi qui agli Archi ci sono molti stranieri che non comprendono bene l’italiano... chissà come spiegheranno che si tratta di un’evacuazione». L’evacuazione è «esagerata» anche per Iuri Salvagno, titolare di Ankonautica: «Un raggio di 800 metri e 12mila persone da sfollare sono una cosa assurda. Decidere per la domenica è stata però una cosa saggia. Inoltre, la bomba si sarebbe potuta far esplodere in mare ma probabilmente gli artificieri hanno individuato problematiche che non sappiamo».