MARINA VERDENELLI
Cronaca

Cade l’abuso d’ufficio: in tre vengono assolti

Processo "Oro nero", soddisfatta l’Api per "il proscioglimento dei due manager". Restano 17 imputati per gli altri reati contestati

I rappresentanti dei comitati in tribunale

I rappresentanti dei comitati in tribunale

Cade l’abuso d’ufficio nel processo per le esalazioni di idrocarburi dalla Raffineria Api, ci sono le prime assoluzioni. Riguardano tre dei 18 imputati emersi dopo l’inchiesta Oro Nero dei carabinieri del Noe, coordinati dalla pm Irene Bilotta.

Sono l’ex direttore generale dell’Arpam Giancarlo Marchetti, 68 anni, l’amministratore delegato di Api Giancarlo Cogliati, 70 anni, e Francesco Luccisano, 43 anni, all’epoca responsabile relazioni esterne dell’Api.

Il collegio penale del tribunale di Ancona, presieduto dal giudice Roberto Evangelisti, ha sciolto nell’udienza di ieri la riserva sulle eccezioni presentate dalle difese dei tre imputati che chiedevano di escludere il reato di abuso d’ufficio, contestato in concorso. La riforma Nordio infatti ha previsto l’abrogazione dell’abuso di ufficio come reato ed era pendente una questione di legittimità costituzionale che è stata sciolta i primi di maggio scorso, la sua abrogazione non è stata ritenuta incostituzionale dalla Corte.

Per questo il collegio penale dorico si è espresso con una assoluzione per i tre imputati "perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato".

Rimangono in piedi gli altri reati contestati, a vario titolo a 17 imputati visto che con l’assoluzione l’imputato Luccisano è uscito definitivamente dal processo, il disastro ambientale, la gestione illecita di rifiuti speciali, le lesioni colpose, le rivelazione di segreto d’ufficio e l’istigazione alla corruzione.

Il processo in corso è quello relativo alla cisterna Tk 61 che aveva causato una serie di cattivi odori avvertiti dalla popolazione a partire da aprile 2018. Si era inclinato il tetto galleggiante del serbatoio durante un’operazione di bonifica e questo, secondo l’accusa, aveva fatto uscire una nuvola di gas nell’aria emanando esalazioni per chilometri.

L’abuso di ufficio era contestato ai tre assolti perché, stando alle intercettazioni di allora, i due dipendenti Api avrebbero fatto pressioni sull’ex direttore per trasferire ad altre mansioni un dipendente Arpam addetto al controllo sulla raffineria per assecondare le richieste della dirigenza Api.

L’abuso d’ufficio era contestato anche per la fornitura di Api, ad Arpam, di cinque rilevatori della qualità dell’aria poi distribuiti in vari punti della città. Un accordo definito anomalo perché vedeva il controllato Api finanziare il controllore Arpam. Le difese ieri hanno avanzato altre eccezioni sull’utilizzabilità delle intercettazioni e delle prove testimoniali.

Il collegio si è riservato e deciderà nell’udienza del 2 luglio. Api in una nota: "Prendiamo atto favorevolmente della decisione di proscioglimento di due manager per abuso d’ufficio, ipotesi di reato a nostro avviso infondato".

Marina Verdenelli