
Cagnardi, coach per gioco
Tra Pisogne e Cantù ballano 130 chilometri nel cuore della Lombardia. Si parte dalla zona nord-est del Lago d’Iseo, a pochi passi dalla foce del Fiume Oglio. All’ombra della Chiesa di Santa Maria della Neve il basket è sempre stato lo sport cittadino per questa comunità di quasi ottomila abitanti, per quanto con una squadra sempre ai piani più bassi delle Minors.
Pisogne è dove tutto ha avuto inizio per Devis Cagnardi, condottiero di un’altra piccola comunità, Cantù, che al contrario ha scritto anche gloriose pagine della pallacanestro europea. Una scalata, costante, ininterrotta, spedita.
Fatta di qualche picco anche improvviso, di cadute, di risalite. E anche di un grande, infinito dolore. Cagnardi è una storia che si sviluppa dalla bresciana, ma che prende davvero il via duecento chilometri più a sud, in quel di Reggio Emilia. All’inizio degli anni ’10 la Reggiana ha volontà ambiziose. Il GM Alessandro Dalla Salda sceglie una vita italiana per dare l’assalto ai piani alti della classifica. Andrea Cinciarini al timone, Andrea De Nicolao in supporto, Riccardo Cervi sotto le plance. Al trio si sommeranno anche il giovane Achille Polonara e il consacrato Pietro Aradori, anche se i leader arrivano dall’est: Lavrinovic e, soprattutto, Kaukenas. La Siena che domina e che, precocemente, stava per scomparire. La squadra viene affidata a Max Menetti, un prodotto del club. Al suo fianco, dalle giovanili, viene promosso proprio Devis Cagnardi.
Otto anni di collaborazione, due trofei, Fiba Europe Cup e Supercoppa, soprattutto due finali Scudetto. Sono esperienze che formano. La personalità, e la preparazione, di Cagnardi cresce pari passo con i risultati. Nel 2018 il club decide di chiudere il ciclo Max Menetti e di ripartire proprio dal ’’figlio’’ di Pisogne. I tempi, però, sono cambiati. La squadra non carbura e, dalla luce, arrivano le ombre. Il 4 febbraio il club esonera Cagnardi e affida la squadra a Stefano Pillastrini, la Serie A per tanti anni vissuta finisce qui. Devis riparte da Agrigento, ma nell’aprile 2019 arriva il dolore. Più duro e profondo con la scomparsa della moglie, Donatella Dall’Argine, giornalista parmigiana. Sono passati due mesi dall’esonero a Reggio, ma il club, a conferma di un’unione troppo intima e profonda per essere scalfita dal campo e dai risultati, scende in campo con il lutto. Cagnardi si affida al gioco. Agrigento, due volte, alla grande. Nel mezzo i due primi passaggi in Lombardia, in terra orobica. Lui, bresciana. A Treviglio stagione di passaggio, a Bergamo gli ultimi fuochi del club nel basket che conta.
Ci voleva Cantù. Che lo sceglie e lo affianca a Meo Sacchetti. D’altronde il GM è Sandro Santoro, uno che la bresciana la conosce non poco. E che su di lui punta quando con l’ex ct della Nazionale le cose non ingranano. Con Cantù un solo obiettivo: riconquistarsi la Serie A. Per chiudere un cerchio.