
Simona Calcagnini, negli ultimi sette anni Capo di Gabinetto e poi Viceprefetto
di Pierfrancesco Curzi
Simona Calcagnini, trascorso il week end, alla ripresa della settimana feriale qual è stata la sua sensazione da donna a riposo dopo quasi 40 anni di lavoro nella massima istituzione territoriale?
"Strana, molto strana. Devo capire bene cosa stia accadendo e come modificare il ritmo".
Un passaggio troppo repentino forse da grandi responsabilità alla messa in quiescenza? "Vede, non essendomi mai annoiata durante tutta la mia carriera professionale, fino all’ultimo giorno, in effetti sta mancando una sorta di guado".
Niente noia diceva, in che senso?
"Fin all’ultimo è stato appagante, ad esempio, poter coordinare tutte le istituzioni nella questione migratoria. Gli sbarchi al porto, da quasi due anni a questa parte (il primo è stato nel gennaio 2023, ndr), sono stati un’esperienza unica che mi porterò dentro per sempre: vedere quelle persone provate scendere la nave senza scarpe è stato molto duro. In quei frangenti ho visto l’Ancona migliore, dal volontariato alle forze dell’ordine fino ai sanitari. Chi era in banchina voleva esserci per dare una mano concreta".
L’immigrazione è stato il suo ‘terreno’ per quasi 15 anni, dallo scoppio delle Primavere Arabe tra Nord Africa e Siria, che oggi torna a infuocarsi, con le conseguenze sull’Italia. Ancona e la sua area è matura sotto il profilo dell’accoglienza?
"C’è ancora da lavorare, ma molto è stato fatto. In linea generale c’è una strumentalizzazione fuori luogo, non esiste più da anni un’emergenza, ma un fattore strutturale. Noi in prefettura ci siamo avvalsi per anni di una decina di enti gestori dell’accoglienza con cui abbiamo operato benissimo. Ricordo gli incontri nei Comuni al tempo del Piano Minniti per spiegare i benefici della presa in carico dei migranti. Spesso l’iniziale ostilità in alcune aree siamo riusciti a trasformarla in una virtù. Ecco cosa mi rende fiera di aver prestato servizio in un pezzo così importante dello Stato. E mi faccia dire una cosa...".
Prego...
"La conoscenza è tutto, antidoto contro l’ignoranza, attraverso l’incontro e il dialogo. Servono formazione e informazione per disegnare una politica seria di fronte a numeri tutt’altro che spaventosi del fenomeno, al di là del colore politico".
A proposito di Ancona, lei è originaria di Pesaro, ma la possiamo considerare anconetana d’adozione. In questi decenni com’è cambiata la città e le sue istituzioni?
"Negli anni si sono alternate tante amministrazioni comunali e ognuna si era riproposta a fare meglio e credo che l’impegno sia stato costante da parte di tutte, da sinistra e adesso anche a destra. Ciò che dovrebbe cambiare, e non è ancora accaduto, è l’anconetano a cui serve un salto di mentalità che lo porti ad avere cura e amore per la propria città. Penso al recente atto vandalico al Viale della Vittoria agli scorci straordinari e unici a livello non solo regionale, peculiarità infinite, mai o poco sfruttate dai cittadini".
Guardando indietro, a livello professionale quali le esperienze più significative?
"Sicuramente aver ricoperto il ruolo di Commissario Straordinario a Loreto nel 2014 perché l’allora sindaco Nicoletti si era dimesso. Ero sola e pesava l’onere della nomina da parte del Capo dello Stato. In pratica su di me c’erano le responsabilità di essere sindaco, giunta e consiglio tutti insieme. Come dimenticare i problemi della città, dalla raccolta dei rifiuti ai dissidi tra istituzioni fino alla Basilica che una sera, all’improvviso, rimase senza luce".
Per il resto?
"Beh, senza dubbio aver svolto il ruolo di Capo di Gabinetto, tradotto essere la persona di fiducia del prefetto. Esaltante lavorare ed essere utili per le realtà più deboli, dai richiedenti asilo ai senza fissa dimora. Non tutti i problemi sono stati risolti, ma quanto meno ci siamo dati da fare. Legato a questo, l’onore, oltre all’onere, di aver rappresentato l’Italia per il settore immigrazione nell’Unione Europea come referente della Commissione Nazionale d’Asilo, parte integrante dei gruppi di lavoro sulla protezione internazionale e sui diritti fondamentali".
Ci racconti l’aneddoto più divertente che le è capitato in questi 39 anni...
"Nei primi anni, un giorno si presentò un signore, aveva con sé una valigetta da cui estrasse il gioco Meccano e iniziò a costruire una struttura e poi mi disse ‘Ecco, questo è il ponte sullo stretto di Messina’. La cosa buffa è che io lo lasciai fare".
E la sua nuova vita?
"Vorrei restare nell’ambito dell’immigrazione, non so in quale veste, fare volontariato e poi portare avanti i miei interessi: studiare le lingue, approfondire filosofia e teologia, cantare in una corale. E non dimentico la famiglia".