GIACOMO GIAMPIERI
Cronaca

Castelferretti, omaggio storico a don Mariano

Il parroco degli inizi del ’900 ha trasformato la frazione. Ora i cittadini vorrebbero dedicargli un luogo pubblico e raccolgono firme

Castelferretti, omaggio storico a don Mariano

Castelferretti, omaggio storico a don Mariano

Le decorazioni interne della chiesa di Sant’Andrea Apostolo, uniche in Italia. Il teatrino. La fondazione della locale banca. E poi l’avvio di servizi, in tempo di guerra, ancora in funzione. Ci sono personaggi che, senza la spasmodica ricerca del consenso, hanno cambiato per sempre, e in meglio, la vita di Castelferretti. Tra questi don Mariano Montali, parroco della frazione dal 1908 al 1935, figura carismatica e a cui si devono importanti opere. Ed è per questo che i suoi concittadini vorrebbero intitolargli un luogo pubblico, affinché rimanga vivo il suo ricordo. La richiesta, che sarà suffragata da una raccolta firme da sottoporre al sindaco Stefania Signorini, sarà presentata domani, alle 18, all’auditorium Fallaci, in occasione di un evento del Circolo Acli. A far riscoprire quel sacerdote innovativo, ci ha pensato il professore Luigi Tonelli, autore di un meticoloso lavoro di ricostruzione storica, che interverrà assieme Daniela Losasso, Lucia Coacci, Camilla Novelli e Emiliano Cionna. Montali, nato a Camerata il 9 luglio 1875, venne nominato parroco di Castelferretti il 28 gennaio 1908, assumendo – in agosto – la guida di Sant’Andrea Apostolo. Don Mariano si occupò quotidianamente delle anime di un paese che, ad inizio del secolo scorso, contava 307 famiglie e circa 2mila persone. Un paese trascurato sia negli edifici religiosi, sia negli arredi. Rammaricato da un clima depresso, si rimboccò le maniche e attuò un imponente programma per Castelferretti. A partire dall’organizzazione dell’asilo Pietro Mauri, gestito dalle suore. Proprio nella strutture, di lì a poco, avviò il laboratorio di ricamo e cucito rivolto alle donne, che potevano così preparare abiti militari per i mariti in partenza per il Fronte. Non solo: nelle stanze della canonica realizzò il teatrino, l’attuale sala della comunità, dove il costituendo laboratorio teatrale diventò perno della vita sociale nel primo conflitto mondiale. I bambini, sessanta al momento del suo arrivo, crebbero con i suoi insegnamenti e a loro dedicò tempo, assistenza, pasti caldi due volte al giorno e un giardino per farli giocare. Fondò una biblioteca circolante, con la novità del prestito dei libri, la Cassa Rurale dei Prestiti e, soprattutto, diede mandato, nel giugno 1926, ai fratelli Bedini di Ostra di decorare la chiesa parrocchiale. Con un dettaglio: utilizzando i bozzetti dei dipinti presenti nella Basilica di San Lorenzo al Verano, Roma. La gran parte dei dipinti romani andarono distrutti sotto i bombardamenti. Gli unici simili, invece, sono a Castelferretti. Dopo la richiesta di erigere un’edicola funeraria nel cimitero della frazione, morì il 12 agosto e venne sepolto nella sua Castelferretti. Che non lo ha dimenticato.