VALERIO CUCCARONI
Cronaca

Da Ripatransone ad Ancona. Addio alla cuoca Giuseppina

Giuseppina Recchi, 95 anni a luglio, si è spenta nella notte di ieri. Le figlie, Fulvia e Paola Lucidi, entrambe...

Giuseppina Recchi, 95 anni a luglio, si è spenta nella notte di ieri. Le figlie, Fulvia e Paola Lucidi, entrambe...

Giuseppina Recchi, 95 anni a luglio, si è spenta nella notte di ieri. Le figlie, Fulvia e Paola Lucidi, entrambe...

Giuseppina Recchi, 95 anni a luglio, si è spenta nella notte di ieri. Le figlie, Fulvia e Paola Lucidi, entrambe infermiere in pensione, l’hanno accudita per anni, allestendo, in casa della maggiore, un letto attrezzato e prendendosi cura di lei, che non era più in grado di spostarsi né di parlare, ma non mancava di sorridere e comunicare, sebbene in una forma più somigliante al canto monosillabico che alla parola. Vedova di Domenico Lucidi, detto "Mario de Mattepè", Peppina è cresciuta a Ripatransone, dove con il marito costruì un’azienda familiare, incentrata sulla frantumazione delle pietre per farne ghiaia e sui trasporti di questo e altri prodotti. Da un appartamento privo persino delle sedie, dove si trasferirono da sposi novelli, Mario e Peppina, dopo decenni di duro lavoro dall’alba al tramonto, divennero proprietari della terra, delle macchine, delle bestie e di vari appartamenti. Eccellente cuoca, Peppina fu assunta dal ristorante della Petrella, dove cucinava le sue tagliatelle fatte a mano; mentre per i parenti preparava anche uno squisito croccante. Peppina era inoltre acclamata nelle rievocazioni storiche del paese, dove si esibiva nelle simulazioni di lavori campestri, negli abiti tipici delle contadine marchigiane. Negli anni Novanta Mario e Peppina si trasferirono ad Ancona per stare vicini alle figlie. Nonostante l’età, i due instancabili lavoratori hanno continuato a coltivare orti e a raccogliere i semi dell’alloro nei parchi cittadini e nelle case private. A lei, che ho avuto la gioia di avere come nonna, sono dedicati questi versi: "Eri una quercia, nonnina, / la tua corteccia si è fatta / fitta di rughe, ti sei torta. // Il tempo, che spappola le cellule, / le sbianca, ti ha reso un foglio / di carta, dove si stampa l’impronta / delle tue figlie, quando ti sfogliano / per girarti e continuare a leggerti."

Valerio Cuccaroni