"Dignità a una morte macchiata dal disonore"

Il criminologo Carbone e l’avvocato Dino Latini assistono la famiglia del parà: "Il tribunale dovrà chiarire i rapporti tra lui e Li Causi"

"Dignità a una morte macchiata dal disonore"

"Dignità a una morte macchiata dal disonore"

E’ un omicidio ancora oggi senza responsabili e senza un movente chiaro, anche se le tracce ci sono e hanno permesso la riapertura del caso. C’è una pista individuata nel 2018 dal criminologo Federico Carbone oggi percorsa assieme all’avvocato Dino Latini, sempre a fianco della famiglia in questo cammino irto di ostacoli. "C’è bisogno di ridare dignità a una morte macchiata dal disonore – dice il legale Carbone -. Mano a mano che proseguiamo con le indagini emergono particolari inquietanti. Sono riuscito a dimostrare che Marco Mandolini e Vincenzo Li Causi, militare appartenente alla VII Divisione del Sismi, capocentro della base Skorpione di Trapani, famosa postazione di Gladio, morto a Balad in Somalia, il 12 novembre 1993, si conoscevano molto bene. Così come si conoscevano Mandolini e la giornalista Ilaria Alpi. Mandolini aveva confidato alla sorella che non era convinto della dinamica dell’uccisione di Li Causi. Aveva cominciato ad avviare indagini riservate e parallele sulla morte del commilitone". È da questo dettaglio che è iniziato il lavoro di indagine che ha portato alla riapertura del caso. "Da un lato ci sono le indagini che Mandolini stava eseguendo sulla vicenda Li Causi, dall’altro la presenza nella "lista Fulci" (con i nomi di militari tutti collegati) dello stesso Li Causi e della persona che indirizzerà le indagini sulla morte di Mandolini verso la pista omosessuale. In più ci sono documenti che dimostrano il lavoro congiunto di Mandolini e Li Causi. Ci sono elementi tali che potrebbero mettere addirittura in discussione il giorno del decesso. La famiglia ha impedito l’archiviazione del caso e dato il via a un nuovo filone di indagine che appunto è ancora in corso. Marco Mandolini non era sicuramente un semplice militare ma legato ai Servizi. E’ tanto il materiale prodotto e ci sono riscontri documentali top secret come il verbale di un militare. Marco era un personaggio scomodo che con Li Causi ha cercato di fermare qualcuno. Entrambi sono finiti morti. I documenti sono stati mandati per interesse a diverse Procure italiane per interesse".

"Credo che la verità debba essere comunque perseguita – afferma l’avvocato Dino Latini -. Dietro la morte di Marco ci sono storie che noi possiamo in qualche modo prefigurare ma ovviamente non c’è alcuna certezza se non quella che può rilevare fatti e situazioni scomode e quindi nonostante siano passati quasi trent’anni va insistito nella ricerca della verità".

si.sa.