Dotare di strumenti identificativi le forze dell’ordine

Il Consiglio Comunale discute l'importanza di dotare le forze dell'ordine di codici identificativi per garantire responsabilità e trasparenza, alla luce di recenti episodi e condanne europee.

In consiglio comunale abbiamo presentato un ordine del giorno incentrato sull’importanza e la necessità di dotarci di codici e/o strumenti identificativi del personale delle forze dell’ordine in servizio di ordine pubblico. La questione è ritornata alla ribalta con i fatti di Pisa e Firenze venerdì 23 febbraio 2024, ma la cronaca ha più volte registrato episodi in cui dopo abusi da parte delle Forze dell’Ordine non è stato possibile garantire un’adeguata tutela in sede giudiziaria, anche per la difficoltà di riconoscere in maniera univoca l’identità dell’autore di tali abusi. Il caso che nella memoria collettiva rappresenta il maggior vulnus al rapporto tra opinione pubblica e forze di polizia rimane quello di Genova nel 2001 in occasione del Vertice G8. Si tratterebbe di una misura già in uso per la maggior parte degli Stati membri dell’Unione europea. Su 27 stati membri, infatti, sono già 20 – Belgio, Bulgaria, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia e Spagna – quelli che hanno introdotto misure di identificazione per gli agenti impegnati in attività di ordine pubblico. Inoltre, si tratterebbe di una misura che consentirebbe al nostro Paese di allinearci a raccomandazioni, risoluzioni e condanne europee. Nel 2017, la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha condannato l’Italia per le violenze perpetrate alla caserma Bolzaneto di Genova nel 2001, definendole come atti di tortura. Nella stessa sentenza, la Cedu ha sottolineato, tra le altre cose, la difficoltà a individuare i singoli responsabili di quelle violenze a causa dell’assenza di codici di identificazione sulle divise degli agenti. Tutto ciò ribadendo che, in maniera simile a quanto già espresso nel corso della seduta del Consiglio Comunale del 21 novembre 2023 durante la discussione dell’ordine del giorno sul reato di tortura, introdurre strumenti di identificazione non significa attaccare le Forze dell’Ordine, bensì tutelare tutti e tutte le agenti che fanno il loro lavoro onestamente e che tengono comportamenti conformi alle norme e alle circostanze. L’autorevolezza delle forze dell’ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento.

Jesi in Comune