REDAZIONE ANCONA

Doveva vivere con regole rom: condannato l’ex

Una 28enne è stata minacciata, picchiata e doveva accettare la nuova vita. Il ragazzo dovrà scontare quattro anni di carcere

Doveva vivere con regole rom: condannato l’ex

Controllata a vista e obbligata a vivere con le regole della comunità rom. Il compagno doveva darle il permesso di aprire bocca. "Sono io l’uomo – le diceva - parli quando te lo dico io se non sai come va a finire". I suoceri avrebbero messo bocca nella sua vita e deciso su tutto, anche sul bambino appena nato. Nemmeno il pediatra sarebbe stata libera di scegliere perché avrebbero provveduto loro per eventuali problemi medici. A subire tutto questo, per un anno, sarebbe stata una 28enne senigalliese che si era messa insieme a un ragazzo di 26 anni, di origine rom. Tra il 2019 e il 2020 avrebbe subito, stando alla sua denuncia fatta alla polizia, percosse, minacce e perfino persecuzioni quando aveva deciso di tornarsene dalla sua famiglia perché esasperata. L’ex fidanzato e i genitori di questo sono finiti a processo per maltrattamenti aggravati in famiglia, lesioni aggravate, minacce e stalking. Ieri il collegio penale del tribunale di Ancona, presieduto dalla giudice Francesca Grassi, ha condannato solo l’ex della vittima, a quattro anni, per i reati di maltrattamenti in famiglia, lesioni e minacce.

L’imputato era difeso dall’avvocato Stefano Gerunda. Assolti perché il fatto non sussiste i suoceri a cui la pubblica accusa contestava il reato di stalking. Erano difesi dall’avvocato Matteo Bettini. Il 26enne è stato condannato anche a pagare una provvisionale, come risarcimento danni, sia alla ex fidanzata, per un importo di 15mila euro, che al figlio, per un importo di 8mila euro. Entrambi si sono infatti costituiti parte civile con gli avvocato Jacopo Saccomani (la 28enne) e Edoardo Massari (il bambino). La richiesta di aiuto fatta alla squadra mobile della polizia risaliva a novembre 2020. La vittima e suo figlio finirono in una comunità protetta. Pesanti le accuse al nucleo rom che aveva sostenuto per il periodo di convivenza fatto nella casa di Falconara. La coppia era andata a convivere a casa dei genitori di lui, dopo che lei era rimasta incinta. Lì sarebbero iniziati i problemi. Il nucleo familiare, che ha sempre respinto le accuse, voleva farla vivere come vivono le donne rom.

Quando era incinta di tre mesi il compagno l’avrebbe presa a schiaffi, facendola cadere a terra e riportando una prognosi di 5 giorni. Poi le avrebbe impedito di uscire con le amiche. Nel periodo della convivenza, stando alle accuse, lui e i suoi genitori le controllavano il cellulare e i social. A luglio del 2020 l’ex compagno l’avrebbe schiaffeggiata anche in strada, a Marzocca, buttandola per terra, durante una passeggiata dove c’era il bimbo. E ancora sarebbe arrivato a minacciarla di sbatterla fuori casa. "Se ti trovo ancora qui ti fracasso di botte".

Marina Verdenelli