E’ "Sicurezza Vera" Violenza sulle donne, i locali della movida diventano sentinelle

Progetto della Fipe Confcommercio in accordo con la Polizia di Stato. Valentina Picca Bianchi: "L’idea è di costruire una rete di protezione".

E’ "Sicurezza Vera"  Violenza sulle donne,  i locali della movida  diventano sentinelle

E’ "Sicurezza Vera" Violenza sulle donne, i locali della movida diventano sentinelle

Donne infastidite, molestate, abusate, uccise. I ‘gradi’ dell’offesa variano: da un sorriso non gradito all’omicidio. Molti uomini non si fanno scrupoli di dare il peggio di sé anche in luoghi pubblici come ristoranti, bar e discoteche. E sono proprio questi luoghi ora a ‘scendere in campo’ in difesa delle vittime, diventando ‘presìdi’ nel contrasto alla violenza di genere, dove diffondere la cultura della legalità. Nasce così ‘Sicurezza Vera’, progetto nato dal Gruppo Imprenditrici Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) - Confcommercio in collaborazione con la Polizia di Stato, che ora arriva ad Ancona. Un modo per dire no a un fenomeno che spesso sembra qualcosa a cui bisogna rassegnarsi.

Non si è voluta rassegnare Valentina Picca Bianchi, presidente nazionale Gruppo Donne Imprenditrici Fipe-Confcommercio, che dopo aver avuto l’idea dell’iniziativa si è impegnata a fondo per realizzarla. "In Italia c’è un pubblico esercizio ogni 250 abitanti, un bar ogni 400 – spiega –. Da qui l’idea di costruire una vera e propria rete di protezione e tutela. A volte c’è chi considera normale palpare una cameriera. Durante la pandemia c’erano clienti che chiedevano alle lavoratrici di tirarsi già la mascherina per vederne il volto. Non vi dico i commenti fatti quando una barista si china per prendere un succo di frutta".

Un bar può persino diventare un luogo dove chiedere aiuto. "A Rimini il padre e la madre di una ragazza le hanno detto: farai la fine di Saman (la 18enne pakistana uccisa perché rifiutava il matrimonio combinato e aveva un fidanzato ‘occidentale’, ndr). Lei è entrata in un bar e ha chiesto aiuto. ‘Non so che fare’, ha detto’". Pizzerie, gelaterie, stabilimenti balneari, aziende di ristorazione e catering, sale gioco, buffet di stazione. Ogni luogo può dare il suo contributo.

Sono previsti momenti formativi e informativi rivolti ai titolari e al personale, ma anche un cliente può segnalare un comportamento sospetto, e chiamare le forze dell’ordine. Gli associati Fipe tramite l’app Youpol potranno segnalare alla Questura episodi di violenza. Nel 2021 nelle Marche si sono rivolte ai Centri antiviolenza 663 utenti, ben 180 in più del 2020. Lo chef Moreno Cedroni, presidente Fipe Confcommercio Marche Centrali, osserva che "in 39 anni ho assistito a diverse situazioni in cui al massimo le persone si alzavano e andavano via. Ora le cose sono peggiorate, soprattutto dopo il Covid. Bisogna far sì che i nostri locali siano luoghi di benessere, dove sentirsi al sicuro". Tutti possono fare qualcosa. Anche solo ‘segnalare’ una lite a cui si assiste, dice la vice Questore Marina Pepe.

Il prefetto Darco Pellos sottolinea la necessità di "combattere l’indifferenza con la conoscenza, l’approfondimento, l’individuazione delle soluzione e l’intervento". Per il questore Cesare Capocasa "la sola attività repressiva non può arginare il fenomeno. Serve un cambiamento culturale". Per il direttore di Confcommercio Marche Centrali Massimiliano Polacco "i locali sono già naturalmente dei presidi per situazioni di criticità". L’assessora Ida Simonella ricorda che "130 donne ogni anno si rivolgono ai nostri centri antiviolenza". Il consigliere regionale Mirko Bilò, ex poliziotto, ricorda un caso: "Una ragazza era seduta a un tavolo in attesa di un’amica. Un ragazzo entrò nel locale e si sedette vicino a lei, cominciando a molestarla. Alla fine la accompagnammo noi a casa".

r. m.