"Ecco come monitoriamo la grande frana"

Il Comune ha fatto il punto in occasione dei 40 anni da quel disastro: "Convenzione con la Politecnica"

Quarant’anni fa, ieri, il capoluogo dorico si risvegliava dopo una notte da incubo. Tre quartieri storici (Posatora, Borghetto e Palombella), forse quattro con Torrette parzialmente interessata, erano stati sfigurati dalla grande frana. Il 13 dicembre 1982 un pezzo di Ancona fu inghiottito, oggi il sistema di monitoraggio della frana, studiato in tutto il mondo, prosegue nel suo lavoro. Cogliendo l’occasione dell’anniversario, su sollecitazione del consigliere di minoranza Angelo Eliantonio (Fratelli d’Italia), il Comune ha fatto il punto sul personale e sui progetti: "Al momento tutto sta procedendo secondo norma e secondo il progetto di fondo – ha detto Paolo Manarini, a capo dei lavori pubblici – In questa fase l’ufficio ‘Frana’, dedicato appunto al tema, è formato da quattro dipendenti diretti: si tratta di un geologo e un ingegnere geotecnico al 50% e inoltre un geometra e un perito. A queste figure dobbiamo aggiungere 7 tecnici reperibili in caso di necessità e di allarme. A livello generale però la parte più importante del monitoraggio è rappresentata dalla convenzione che abbiamo attivato con la facoltà di ingegneria dell’Università Politecnica delle Marche. La frana è diventata una sorta di laboratorio speciale per gli esperti dell’ateneo dorico che mantengono attivo lo studio e dunque il controllo della situazione. Al tempo stesso l’amministrazione comunale si occupa, da sempre, della pulizia dei fossi e dei canali idrici collegati agli eventuali movimenti franosi del terreno. Gli strumenti di monitoraggio, infine, sono costantemente attivi e in fase di continuo aggiornamento".

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