Ecco l’amore su una panchina C’è la coppia Mascino-Timi

Debutta in prima nazionale al Massimo Dorico "Promenade de santé" di Marche Teatro. I due attori saranno sul palco fino al primo ottobre per la rassegna "Poker d’assi"

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E’ nata subito una favorevole alchimia fra i tre protagonisti di ‘Passeggiata di salute’, spettacolo che apre ‘Poker d’Assi’, rassegna di quattro pièce in scena al Teatro delle Muse di Ancona fino a dicembre. E se non c’erano dubbi sull’intesa tra Lucia Mascino e Filippo Timi, i quali si conoscono da oltre vent’anni e hanno già lavorato insieme, il dubbio poteva riguardare il regista, l’ascolano Giuseppe Piccioni, al suo debutto assoluto sulle scene (a parte un’opera lirica). Invece le prove dello spettacolo a quanto pare hanno fugato ogni dubbio. Lo potrà constatare il pubblico da oggi al primo ottobre (escluso lunedì 28) sempre in serale alle 20.45 con una doppia recita la domenica alle 16.30 e alle 20.45 (biglietti da 32 a 16 euro; info 07152525). Si tratta della prima nazionale della nuova produzione di Marche Teatro. L’autore ci fa vivere con leggerezza e profondità una storia sentimentale attuale ed avvincente sulla follia e sull’amore; il testo di Bedos lo fa in un modo illuminato e lucido. Un uomo e una donna su una panchina si divertono, si piacciono, si desiderano.

Dei tre la più emozionata sarà l’anconetana doc Lucia Mascino, che per la prima volta si esibisce alle Muse. Con lei c’è Timi, amico e collega di una vita, e il regista, Giuseppe Piccioni, che ha scelto il testo ‘Passeggiata di salute’ di Nicolas Bedos per molti motivi. "Il primo – confessa – perché è un testo complesso, pieno di insidie e di possibili chiavi di lettura. Abbastanza aperto per poterne proporre una rappresentazione personale e l’ideale per un regista come me che ama lavorare con gli attori, che vede nel lavoro degli attori e con gli attori il cuore della propria ricerca. Per questo ho scelto Lucia e Filippo, con cui avevo già condiviso l’avventura di un film. Un altro motivo è stato quello di evitare, proprio nella seconda fase della pandemia, di infilarmi in temi che avessero direttamente a che fare con l’attualità, di fuggire cioè la tentazione di parlare della terribile esperienza che abbiamo vissuto in questi ultimi mesi e, nello stesso tempo, rilanciare un’idea di contagio ben diversa, quella appunto del contagio amoroso, di una malattia necessaria che da sempre, ostinatamente cerchiamo di rinnovare, nonostante le controindicazioni, le conseguenze, sempre incapaci di giungere ad una immunità che ci ponga definitivamente al riparo da possibili sofferenze". Piccioni si domanda, e domanda: "Che senso ha parlare d’amore nell’era post covid? Beh, per me significa tornare a parlare di vita".

r. m.