Foto pedopornografiche, studente assolto

Un 23enne senigalliese era indagato per aver ricevuto immagini scabrose di sesso tra minori e adulti: "Non le ho mai aperte"

Foto pedopornografiche, studente assolto

Foto pedopornografiche, studente assolto

Una chat di classe dove qualcuno, forse anche ingenuamente, aveva condiviso video e foto con minorenni in atteggiamenti a sfondo sessuale. In quel gruppo sono finiti anche due studenti universitari, un toscano di 24 anni e un 23enne senigalliese, accusati di pedofilia. Nei loro telefonini erano state trovate dalla polizia postale immagini e un video dove delle bambine di meno di dieci anni di età consumavano rapporti sessuali con degli adulti. Immagini scioccanti per chi aveva eseguito le indagini e aveva dovuto vederle. I due studenti sono finiti a processo per detenzione di materiale pedopornografico ma hanno affrontato due giudizi diversi. Il primo, quello toscano, è stato assolto in abbreviato nei mesi scorsi, dal giudice Pietro Merletti. Era difeso dall’avvocato Roberta Pierantoni. Per il senigalliese l’assoluzione è arrivata ieri al tribunale dorico, dove era a processo con il rito ordinario davanti alla giudice Francesca Grassi che nella lettura del dispositivo ha detto che "il fatto non costituisce reato". Entrambi gli studenti erano finiti in un controllo a seguito di una indagine a più vasta scala, risalente a marzo del 2021. Scandagliando il web sommerso, teatro spesso di questo materiale di cui ne è vietata la diffusione e la detenzione, i poliziotti erano risaliti ad una rete di presunti pedofili trovando collegamenti anche con il territorio dell’anconetano. Mano a mano la postale aveva individuato due studenti universitari, entrambi collegati ad una chat di classe che comprendeva almeno una decina di persone, tutte conoscenti tra loro. Proprio nella chat sarebbero iniziate a pervenire immagini e video pedopornografici. Qualcuno aveva iniziato a condividerle, probabilmente in forma goliardica non capendo che stava commettendo un reato o magari anche consapevolmente ma sperando rimanesse nella cerchia della chat. La cosa però sarebbe andata oltre. Video e immagini sono finiti nei telefonini che le hanno salvava in automatico rimanendo in memoria inconsapevolmente. Su questo ha puntato la difesa ieri per l’imputato 23enne, rappresentato dall’avvocato Raffaele Dilillo. Prima delle sentenza è stato sentito l’imputato che ha spiegato della chat creata da un gruppo di suoi conoscenti, anche del mare, dove sono finiti "degli sticker ma non ho mai visto quelle immagini - ha detto il giovane - se non nello studio del mio avvocato perché il telefonino le salvava in automatico anche se non le aprivo". Il gruppetto di amici avrebbe aperto solo messaggi che provenivano da perone conosciute e le immagini dei bambini non erano tra quelle.