
La storia di Rosario Licandro, jesino d’adozione
Anche da Jesi arriva una testimonianza significativa degli anni delle deportazioni nei lager nazisti. E’ quella che racconta Rosario Licandro, jesino d’adozione, sul padre Giovanni, originario di Messina, per cui ha ricevuto la medaglia d’onore dal prefetto. Perché il padre ha lasciato cinque diari, sugli anni della prigionia, che ora si trovano all’Anei, l’Associazione nazionale ex internati: "Mio padre è stato uno di quei militari che dopo l’8 settembre 1943 non aderirono alla Repubblica Sociale e automaticamente i tedeschi li portarono nei campi di lavoro. Mio padre per tutta la prigionia ha scritto cinque diari che ho in originale e che ho deciso di consegnare all’Anei in modo che siano a disposizione di storici, ricercatori e studenti. Mio padre fu catturato nel 1943 a Cefalonia e deportato nel campo di lavoro di Buchenwald, dove ha fatto la vita delle persone internate nei campi: lavoro, freddo, fame, salute precaria, stenti, privazioni e umiliazioni. Tutte le sere sul suo diario raccontava quello che era successo. Non notizie storiche, di quelle non erano a conoscenza, ma quello che succedeva tutti i giorni, la fame, il freddo, i colleghi del campo, soprattutto i vicini che venivano da Messina con cui si vedeva tutte le sere parlando di queste cose. Sono diari in cui c’è raccolta e raccontata la sofferenza a cui sono andati incontro, gli espedienti che dovevano mettere in atto per procurarsi da mangiare, rovistando negli avanzi della mensa ufficiali, come le classiche bucce di patate". g.p.