CLAUDIO DESIDERI
Cronaca

"Fui accolto con cordialità. Un Pontefice per la pace"

Monsignor Angelo Spina racconta l’incontro quando era Prefetto dei vescovi "Leone XIV mette insieme tanti mondi. L’essere statunitense è un bel segnale".

L’arcivescovo di Ancona-Osimo, monsignor Angelo Spina

L’arcivescovo di Ancona-Osimo, monsignor Angelo Spina

Il mondo cattolico ha un nuovo Papa, il 267esimo Pontefice della Chiesa universale. Agostiniano, missionario, statunitense ma dalle radici francesi, italiane e iberiche. Sarà lui a guidare la Chiesa dei prossimi anni. Il Carlino, all’indomani della sua elezione, ha intervistato l’arcivescovo di Ancona e Osimo monsignor Angelo Spina.

Monsignore ci sarà continuità con il percorso intrapreso da Papa Francesco?

"Per ciò che riguarda il pontificato da Papa Francesco a Papa Leone XIV ci sarà continuità e novità. Certamente la Chiesa abita nella novità del tempo e il Vangelo è sempre una novità perché non è il tempo che passa ma il tempo che segna le persone".

Cosa significa l’elezione di un cardinale che viene dagli Stati Uniti?

"E’ un bel segno. La Chiesa Cattolica è universale. I cardinali vengono da ogni continente, quindi di per sè non è una novità ma un bel segnale di un Papa che tiene insieme l’America del sud, l’America del nord, l’occidente e dialoga con tutto il mondo".

Leone XIV nel suo primo discorso ha parlato molto di pace. Che messaggio per il mondo?

"Il saluto che lui ha dato del Cristo Risorto tra gli apostoli nel Cenacolo è ‘shalom’, la pienezza di tutti i beni, la pace sia con voi. Io ho colto tre parole con la lettera ‘P’: pace, poveri, ponti. Vale a dire il Papa che vuole la pace con l’attenzione alle grandi povertà del mondo, ai poveri che si ha vincendo le ingiustizie, facendo ponti e non muri".

Molti si aspettavano un Papa italiano che manca da molto tempo. Come mai?

"Anche in questa occasione è stato riconfermato il detto che ‘si entra papi e si esce cardinali’. Questo non sorprende più perché i cardinali vengono da ogni parte. La Chiesa Cattolica ha 1 miliardo e 400 milioni di fedeli sparsi in tutti gli angoli della Terra che fanno sì che l’Italia non sia più un punto di riferimento. Questo Papa poi, ha radici italiane, francesi, latino americane e statunitensi e quindi mette insieme tanti mondi. I suoi genitori erano emigrati".

Ogni Pontefice sceglie il suo nome che ha un significato ben preciso. Perché Leone?

"Possiamo rifarci al grande Papa Leone Magno ma anche a Leone XIII, il Papa del periodo della industrializzazione ma anche della Rerum Novarum, l’enciclica con le grandi tematiche sociali, la difesa del mondo del lavoro e dei lavoratori".

Lei ha avuto modo di incontrarlo quando era ancora cardinale?

"Sì, lo scorso anno quando abbiamo fatto la visita dei vescovi delle Marche al Dicastero dei vescovi di cui lui era Prefetto. Ci ha accolti con molta cordialità".

Che impressione ha avuto dalla sua nomina?

"La gioia. Vedo in lui il successore di Pietro, un dono che Dio fa alla Chiesa e al mondo. Dalle parole che ci ha dato, dai gesti che ha compiuto è una persona di grande equilibrio ma anche di grande forza e questo è un segno di speranza".

Claudio Desideri

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